Nonostante le speranze di maggiore cooperazione e solidarietà, l’anno che sta per concludersi ha visto un aumento delle crisi globali. Recenti statistiche segnalano ben 56 conflitti attivi, il numero più alto dalla Seconda guerra mondiale, in un contesto di peggioramento delle condizioni di sicurezza. Questa situazione è stata evidenziata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante un incontro con il corpo diplomatico al Quirinale. Mattarella ha dichiarato che la guerra non è solo un anacronismo inaccettabile, ma rappresenta anche la negazione dell’umanità; è fondamentale quindi promuovere e difendere la pace.
La conclusione della Guerra Fredda, commemorata quest’anno con il 35° anniversario della caduta del muro di Berlino, aveva dato l’illusione che le grandi contrapposizioni fossero ormai terminate. Tuttavia, a questo superamento storico ha fatto seguito il ritorno di contraddizioni precedentemente sopite e conflitti ritenuti superati. Il presidente ha sottolineato che tornare a un’epoca di frammentazione e aspirazioni espansionistiche nazionali non può mai essere considerato progresso. Le sue parole evidenziano l’urgenza di affrontare queste crisi e la necessità di un impegno collettivo per la pace nel mondo.
La crescente instabilità internazionale e l’aumento dei conflitti richiedono una risposta coordinata da parte della comunità internazionale. La pace deve essere l’obiettivo primario, ma per raggiungerla è indispensabile affrontare le cause profonde dei conflitti, come le disuguaglianze economiche, le ingiustizie sociali e le rivalità geopolitiche. La storia dimostra che il dialogo e la cooperazione possono portare a risolvere anche le controversie più complesse, ma ciò richiede un’effettiva volontà politica e un impegno sincero da parte di tutti gli attori coinvolti.
Infine, il presidente Mattarella ha fatto appello a promuovere una cultura di pace e solidarietà, sottolineando che la collettività deve impegnarsi attivamente per costruire un futuro dove i conflitti possano essere risolti pacificamente. In questo contesto, le istituzioni e i leader mondiali sono chiamati a un’azione responsabile e lungimirante, affinché la pace possa prevalere su interessi particolari o nazionalistici.