A fine luglio, il Dipartimento di Studi Umanistici (Dsu) dell’Università Ca’ Foscari Venezia ha portato a termine una nuova campagna di indagini su relitti di età romana affondati negli alti fondali del Mar Tirreno. La sinergia tra le tecnologie avanzate della Fondazione Azionemare e le competenze scientifiche del Dsu ha permesso di documentare e studiare tre relitti profondi di età antica, individuati in precedenza da Azionemare.
I Rov abissali Multi Pluto e Pluto Palla, movimentati dal catamarano Daedalus, hanno consentito di esplorare il relitto Dae 27, un carico di tegole e coppi e anfore posto a oltre 600 metri di profondità. Sono stati recuperati dei campioni di materiale trasportato, tra cui una tegola, un coppo, un’anfora Dressel 1 e una brocca monoansata. Questo materiale, che verrà presto studiato, permette una prima datazione del naufragio tra il II e il I secolo a.C.
Sono state iniziate due nuove indagini sui relitti Dae 7 e Dae 39, entrambi posti nelle acque profonde tra l’isola della Gorgona e Capo Corso. Il primo è un carico di centinaia di anfore greco-italiche datate al IV e III secolo a.C., che giace a oltre 400 metri di profondità. Il secondo contesto, trovandosi molto al largo e a quasi 600 metri di profondità, è stato intaccato solo marginalmente dalle reti e risulta ben conservato. Il carico è composto da centinaia di anfore Dressel 1B, databili al I secolo a.C.
Tutti i reperti sono oggetto di deposito temporaneo per studio. Sui relitti è stato realizzato un rilievo digitale attraverso la tecnica fotogrammetrica, che permette di ottenere un modello tridimensionale scalato e misurabile del carico, utile allo studio, in laboratorio, del volume e della portata di queste imbarcazioni.
La collaborazione tra istituzioni impegnate nel campo di beni culturali sommersi e una Fondazione specializzata nel settore della ricerca in acque profonde sta dimostrando come, unendo le forze, sia possibile fare ricerca per conoscere meglio vari aspetti della circolazione dei beni e della navigazione attraverso il Tirreno in età romana, e fare tutela monitorando un patrimonio archeologico raggiungibile solo attraverso tecnologie avanzate.