Le ipotesi al vaglio della procura di Termini Imerese (Palermo) sul naufragio del Bayesian sono tante e tutte di difficile verifica e accertamento. Per cercare di comprendere la situazione, gli inquirenti guidati dal procuratore Ambrogio Cartosio sentiranno personalmente i superstiti, ospitati nel resort Domina Zagarella di Santa Flavia, che guarda proprio il mare di Porticello. Un adempimento necessario per consentire a chi deve rientrare nel Paese di origine di lasciare la Sicilia e l’Italia. Ma l’indagine è all’inizio e i tempi non sono prevedibili, anche in proiezione futura, con il recupero delle salme dei sei dispersi e l’esecuzione – quasi certa – delle autopsie. In questo caso, trattandosi di atti irripetibili, il modo di muoversi della procura termitana consentirà di comprendere se chi indaga stia puntando sull’eccezionalità di un evento atmosferico avverso e del tutto imprevedibile oppure sull’errore umano, che potrebbe consistere anche nel non aver previsto o non avere saputo fronteggiare una situazione che, per quanto sicuramente complicata, non ha procurato alcun danno al veliero che era ormeggiato a poca distanza dal Bayesian, il Sir Robert Baden Powell, da cui anzi sono partiti i primissimi soccorsi per i naufraghi.
Nell’indagine stanno confluendo una serie di video, acquisiti su delega della procura termitana e girati dalle telecamere di sorveglianza di ville, hotel, case private, negozi che avevano gli obiettivi puntati sulla rada di Porticello nelle primissime ore del mattino di ieri. Tutte le testimonianze parlano di un affondamento avvenuto in pochi minuti: e lo confermerebbe il video – che sarebbe alquanto nitido – di una villa che sorge sulla rada di Porticello, la frazione marinara del Comune di Santa Flavia (Palermo) in cui è avvenuto il disastro marittimo.
Particolare curioso, in una storia tragica come questa, è che per la terza volta in sei mesi i pm diretti da Cartosio si ritrovano ad affrontare vicende con più morti: dalla strage di Altavilla Milicia (Palermo) del febbraio scorso, in cui morirono una mamma, Antonella Salamone, e i figli Kevin di 16 e Emmanuel di 5 anni, uccisi al culmine di riti di “liberazione” dal diavolo; alla strage di Casteldaccia (Palermo) in cui in maggio perirono cinque operai che lavoravano in un impianto collegato alla fognatura del luogo, morti uno dopo l’altro nel tentativo di prestarsi soccorso a vicenda. Sono entrambi luoghi vicini o vicinissimi, nel caso di Casteldaccia, a Porticello.