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venerdì, 22 Novembre, 2024
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O tecnico o rimpasto (che non le piace)

Se sembra ormai certo che Raffaele Fitto andrà a Bruxelles alla corte di Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni dovrà affrontare e risolvere tre problemi di non poco conto. Il primo: trovare un sostituto dell’attuale ministro degli affari europei; il secondo, di conseguenza, stringere un accordo con i suoi alleati sul nome da scegliere; il terzo, che è il più complicato, arrivare ad un rimpasto, sostantivo poco gradito alla premier.

Un tecnico per Meloni
Se si dovesse optare per un tecnico, non sarebbe poi tanto difficile la soluzione. Innanzitutto, naturalmente, dovrebbe essere una persona magari assai nota e all’altezza della situazione, su cui Matteo Salvini e Antonio Tajani non abbiano nulla da eccepire.

Attenzione, però: quando la strada è trova facile gli ostacoli si nascondono dietro l’angolo. Potrebbe darsi che anche i due più stretti collaboratori di Giorgia abbiano in serbo un nominativo di tutto rispetto ed allora trovare la quadra non sarà semplice.

Alla fine per un solo posto, l’esecutivo non dovrebbe finire nei guai (di cui non ne sente proprio il bisogno).

Il rischio di un rimpasto
E’ la terza via che suscita dubbi e perplessità. Cioè, se al posto del tecnico (introvabile per i soliti veti incrociati) si dovesse affrontare un eventuale rimpasto. Tutti sappiamo che al presidente questo termine non piace affatto. Se ne parlò una prima e una seconda volta per Andrea Delmastro, sottosegretario alla giustizia, e per Daniela Santanchè, responsabile di un delicatissimo settore, il turismo.

In entrambi i casi i casi l’opposizione a quel tempo pronunciava una sola parola: dimissioni. Cioè, rimpasto per far tacere le critiche e andare avanti senza scossoni.

Palazzo Chigi fu irremovibile, non fece mai un passo indietro nonostante qualche più stretto collaboratore della premier le consigliasse di riflettere per cambiare idea. Niente da fare: il governo riuscì a superare la tempesta evitando, se non una crisi, un brutto momento. Adesso si è al punto di prima perché se non si trovasse un patto per sostituire Raffaele Fitto con un tecnico gradito alla triade, si riaprirebbe l’ipotesi di un rimpasto. Sono proprio alcuni fidatissimi amici della Meloni a dirle di considerare questa eventualità.

Si potrebbe far passare il “cambiamento” per una questione di forza maggiore; cosicché il governo da quel lato non subirebbe più attacchi pericolosi da un campo largo o meno largo che sia. Però anche in questo caso, il capo del governo appare intransigente. Sono scelte che ha fatto due anni fa, quando stravinse le elezioni, e non vuole tornare indietro. Semmai con chi? Quali sono i personaggi politici in grado di placare gli animi della minoranza? In tema di giustizia sono già tanti i problemi che aprire un altro varco sarebbe assai rischioso. Lo stesso per il turismo, visto il problema delle concessioni balneari su cui la sinistra morde il fiato quotidianamente. Giorgia è dunque ad un bivio e lo sarà prestissimo perché il passaggio di Fitto come commissario europeo è imminente e quindi non ci sarà da perdere tempo. Un settembre di fuoco, quindi?

Ci vorrà tutta la diplomazia e l’intelligenza politica della Meloni per superare questo mese pieno di ostacoli. Anche se la nomina del nostro ministro degli affari europei al seguito della Von der Leyen darà prestigio al nostro paese sconfiggendo coloro i quali sostengono che l’Italia è isolata e conta nel vecchio continente quanto il due di picche. Insomma, nulla.

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