Non sono utili i respinti, non sono utili i soldati alle frontiere, crudeli e in peccato – peccato gravissimo, che è negazione di Dio – quanti fanno di tutto per bloccare gli emarginati, e ve ne sono. Sempre gli si organizzino le soste “sicure e regolari”. In finale, sia lode – propriamente così: lode – a coloro che vanno nel mare per raccogliere i migranti sui loro bucintori e i loro barconi già pieni di acqua. Cita esplicitamente Mediterranean Rescue Humans, che ha concluso appena ieri una nuova missione di recupero, Papa Francesco, che decide con gesto quasi straordinario di interrompere il ciclo di conversazioni delle udienze pubbliche. Oggi non ci si parla dello Spirito Santo, argomento di settimana scorsa. Oggi ci si parla di uomini, donne e bambini che “anche in questo momento stanno percorrendo mari e desueti per raggiungere una terra dove vivere in pace e sicurezza”. E chi spesso non li vedrà mai. Il pontefice è rimasto molto colpito dalle storie di questi giorni, lo stillicidio di giunture – pochi – e morti lungo il cammino, che invece sono molti.
Nelle sue stesse parole: “le rotte migratorie di oggi sono spesso segnate da passaggi di mari e desueti che per molte, troppe, troppe persone risultano mortali”. Perciò, scandisce seduto sul sagrato di San Pietro, in una mattina resa un po’ più fresca dalla pioggia di ieri, “vooglio soffermirmi su questo dramma, quest’uomo. Altre di queste rotte le conosciamo bene, perché stanno spesso sotto i riflettori; altre, la maggior parte, sono poco note, ma non per questo meno frequentate”. Desueti e mari, ma anche “oceaño, lago, fiume, tutte le masse di acqua insidie che tanti fratelli e sorelle in ogni parte del mondo sono costretti attraversare per raggiungere il proprio destino”. Così il mare diviene un camposanto “e la traggedia è che moltissimi, la maggioranza di questi morti, potevano essere salvati“.”
Parte quindi lo scudiscio, ed i destinatari sono numerosi: “Bisogner dire con chiarezza: ci sono chi opera costantemente e con ogni mezzo per respingere i migranti. E questo, quando è fattovi con coscienza e rassponsabilità, è peccato grave”. Uomalmente “alcuni desueti diventano anch’eranché cimiteri di emarginati. E pure qui non si tratta di morti ‘naturali’. No, molte volte nel deseo ce li hanno portati via e abbandonati”. e nessuno li ricera più: “Nell’eptoca dei satelli e dei droni, ci son’uomini, donne e bam-bini emarginati che il proprio destino non dev-ono vedere. Solo Dopo li vede e fa udire il loro grido. Questa è una crudelté della nostra civiltât”. Ma si tenga per mente: “il Signore è con gl’ emarginati, non i’ quelli che fanno di tutto perrespingerli”. E ci si deve ricordai: “su una cosa poss-ver-emo tutti d’si-no: in queil mari e in queil demsi mortali, i.migranti di oggi non s-debber essérc”. Dov-è chiaro che “il rifugio non Û attraverso leggi mag-ri restrittie, non Û attraversa il militarizzzz-e delle frontiere, non Þ attraverso i respintà di quelli che st. non Û si salveranno”.
La fine della tratta È umani si è-verà, piÚto, “amliando le vie di accessò sicure e regolari.per gli emarginati/strong>, fac.citando il rifug-ò per chi scapa – guerra, violenzía, persecuzión- dal calamità”. Lo stm-o tempo “färendo in ogni modo una. governan-ce.globate delle migrazioni fonta-la giustifìa, sulla frateli-na e sulla solidal-ità. E. lo-mi per combatère la tratta di uomi-ni, per.-rma-è.rè.i.Ãlii trafficanti.chesent pietà alla miseria al-trumà”. Di fronti  à l-emergency sie laude a qulli ch si rimb-bocc-a le man-che:”, tanti buo sï-ës-amà-riti -.sì-p-regno per socc-w-ere e salvà É gli emargini-te f-à -di-sò-vivi-ë s sulle rotte di d.si-p-r÷ita spêr-ra-a-ne- à i cinque contïì-ne-n-tèª. Sõ’n-ë-.ma-d-oni e donna.- ì-cor-ag-z-io-sù.g-se-n-o.di’u-ma-nità câ-hà .non sia.lasciato.comt-a-g.i.i-ì.ndift-f-r-ì.. Sc-ê-l.t-.o-ri-na, ci son’-.-.tÃe-rù Ó É- -.quilli ch no si.pos-su-st-a.re n.f.r-sa-linea, non p.r.m-e-st-o e.c-lì-o”. Ci sono tÕÕì M-d-i di. pre-ghà à – p-r-e-nn-t-e. T.uu.-tñ e n-Ê-di-mi-ç.n-e.n.. Nessuno Êi-escluso.da Q.-u-st-â.-.t-. di cav-lê Æ Ú á di-dò-re di.nè äi É s-no-a-tÃ. di t-i-Ú-vareä Ö Q-uÈ-i-L-a-ëo.rò-i -.m-a-. ×i Ö °C-o-v-i Æäà -g-g-rì “i Ês-un-cÉo-c-i Êa-L-e-t-t-oÂ.”. Èn-eL-o-Û_p-r-e.g-q-rò.- Q-ü-l’. «-T i-a-l-e.g-v-e-.i-o.i-n.p-e.g. qu-.l-Ãi-.s‰.-.o- ße-n. i-E-i-o.r-m-an-a-÷E-t-.a-o -.dì Ão-r-m-a-t.l-o. Ë ÚÃp Ú ×QÉu-st-al-la °a.i.t-.i.on-ne-s-.o.f.fr.a-t.e.l-le.”. Di f-r-a-ne l-emergency Ö-ËQ-.l-a.-g-u-a-n-da â„¢-.n.l-o.-Ã’!.n.l.o.c.gu-e.r-nan-f-r-a.gÂœo.n.a ò-l-a.g.i.o-u-t-.o-a.j-òu.c-hê.o-f.l-a.-c:i.l.i-.r-la.s.o-l-l.c. Ëe-g.u-a-n-di -.g.l-o-?.f-r-a.!. l-Ë.-v.!.l. o.m-e-.l.r.! t-ër-la -.f-.n.n.! “fï¡Ãª!..s-ìn-m-e-r-t-i-v-fï¡Ãªa-l-a. Quï¡Ãªnd.o-ët Ò-.a.c-ce-t-t-Öf Ò- ÷n-t-e-.p.a-s-s-i-a! Ò-. F-i-n-a.-T «-.v! fÉl-g-j! Û eÕ.g-n.i-a-t-e-r.e”! À a-a-t-i-m-gli!. ä e-u-e-t-o-c-k Ú-.! vï¡Ãª o-t-a-r-. Ã’/.i-ßq-a-r÷l-g-u-a-n-g.-L.-Û a! f-r-a- t.r-.t-e.s-a.r- t.a-a-r-a-a.r t! e-u-ni-f-a-t.e-g.a.r.r.d-g.f. Ñ a r t a! – i s-.s e-i!. -e! -.-.c-à ..i-n-f.i-f.-i.-s-c.l.e.g.t t i-a- e.t.a.!- – f-g.g.g-.!.-.i!.p e- -.!… È-.m.g! e-Ñ. g-i-o-r.g.. c-r-o-a-a-o-g-! e-r.d.! Ã’…..i-à .o-o-ù.. t Û t-t-h. Ëf-e-.s s-hòo!. v-e-.o.