Il racconto di un terribile crimine avvenuto a Paderno Dugnano si concentra su un ragazzo di 17 anni che ha ucciso la sua famiglia, infliggendo 68 coltellate a padre, madre e fratello di 12 anni. Durante un interrogatorio con il suo avvocato, il giovane ha espresso dolore e pentimento, desiderando di poter tornare indietro nel tempo. Ha descritto l’omicidio come un atto di “emancipazione”, rivelando un profondo “disagio esistenziale” che lo ha portato a compiere l’irreparabile.
Secondo il legale, Amedeo Rizza, il ragazzo non avrebbe mai pensato che il suo malessere potesse tradursi in un omicidio così atroce. Nonostante ciò, gli inquirenti considerano l’atto come premeditato, evidenziando che il giovane ha pianificato la strage, attendendo che la famiglia si addormentasse e colpendo con un coltello da cucina. Dopo aver aggredito il fratello, ha accoltellato i genitori che, increduli, non riuscivano a comprendere che fosse il loro figlio a perpetrarne l’orrore.
Il nonno del ragazzo ha assicurato di sostenere il nipote nonostante il dolore, mentre il tribunale ha nominato un tutore legale per assisterlo, data la nuova condizione di minorenne senza genitori. Durante l’interrogatorio, il ragazzo ha confuso gli inquirenti rivisitando la sua iniziale versione dei fatti e confessando il triplice omicidio. Un sacerdote ha descritto il giovane come fragile, ma capace di comunicare e capace di percepire un vuoto interiore profondo, un segnale di un disagio che sembrava invisibile ai più.
Le indagini proseguono, non emergendo segnali evidenti di malessere precedente, né problemi specifici come bullismo o abuso di sostanze. I residenti della zona descrivono la famiglia come “perfetta”, sottolineando il contrasto tra le apparenze e la realtà tragica. Le analisi continueranno, cercando di comprendere cosa possa avere portato a un atto così estremo in una famiglia apparentemente normale. Molti si sono recati sul luogo del delitto per portare omaggio alle vittime, lasciando fiori e messaggi in ricordo della tragedia avvenuta.