Le differenze retributive tra Nord e Sud Italia sono evidenti: i lavoratori del Nord guadagnano una retribuzione media giornaliera lorda di 101 euro, mentre quelli del Sud solo 75 euro, con una differenza del 35% a favore del Nord. Secondo un’analisi dell’Ufficio studi della Cgia basata su dati Inps e Istat, questa disparità è principalmente attribuita alla produttività del lavoro, che al Nord è del 34% superiore rispetto al Sud. A livello regionale, la retribuzione media annua lorda in Lombardia è di 28.354 euro, contro i 14.960 euro della Calabria.
La situazione è aggravata dalla concentrazione di aziende ad alta produttività e stipendi elevati nelle aree metropolitane del Nord, mentre il Mezzogiorno è caratterizzato da un’alta diffusione del lavoro irregolare, che incide negativamente sui salari nei settori tradizionali come agricoltura e servizi. Tuttavia, quando si confrontano stipendi tra lavoratori dello stesso settore, le differenze territoriali diminuiscono.
La storica questione degli squilibri retributivi ha portato le parti sociali a tentare di risolvere il problema attraverso contratti collettivi nazionali. Sebbene oltre il 98% dei lavoratori privati sia coperto da contratti nazionali, la contrattazione decentrata, comune in altri paesi come la Germania, è poco diffusa in Italia. Questo limita la capacità dei salari di adattarsi a inflazione e costi locali.
Per migliorare le retribuzioni, sarebbe utile incentivare la contrattazione decentrata, che potrebbe coinvolgere circa 5,6 milioni di lavoratori. Attualmente, il 23,1% delle imprese con almeno 10 dipendenti applica un contratto decentrato. Inoltre, a giugno 2023, 4,7 milioni di dipendenti attendevano il rinnovo del loro contratto, indicando un problema di tempistiche e difficoltà nel trovare accordi equi tra Nord e Sud.
Nel 2022, Milano ha registrato la retribuzione più alta, con stipendi medi di 32.472 euro, mentre Vibo Valentia ha visto la più bassa, con 12.923 euro. Infine, i lavoratori del Nord hanno un numero medio di giornate retribuite superiore di 28 giorni rispetto a quelli del Sud, dovuto anche alla presenza di economia sommersa e precarietà lavorativa nel Mezzogiorno.
In conclusione, è chiaro che la disparità salariale rimane un tema critico in Italia, suggerendo la necessità di riforme per migliorare la situazione dei lavoratori, specialmente al Sud.