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sabato, 23 Novembre, 2024
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Stato Avanzamento Lavori sulla Manovra

Il piano strutturale di bilancio dell’Italia sarà approvato dal Consiglio dei ministri entro il 20 settembre, rispettando la scadenza della Commissione Ue. Una seduta del Cdm è prevista il 17 settembre per validare il testo. Fonti governative confermano che non ci sono state richieste di proroga all’Ue. I leader della coalizione di centrodestra, tra cui la premier Giorgia Meloni e i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, si sono riuniti per discutere la manovra con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Le opposizioni, intanto, stanno cercando un fronte comune sul bilancio, chiedendo priorità per sanità e lavoro.

Dopo l’approvazione a Palazzo Chigi, l’analisi del piano da parte del Parlamento potrebbe richiedere circa dieci giorni, il che potrebbe ritardare la presentazione alla Commissione. Il piano strutturale rappresenta un nuovo strumento previsto dalla riforma del Patto di stabilità e segna il primo passo formale dopo la sospensione dei vincoli di finanza pubblica nel 2020 a causa della pandemia. È atteso un margine di flessibilità senza scadenze rigide. A differenza dell’Italia, la Francia ha richiesto una proroga oltre il 20 settembre per la propria scadenza di presentazione del piano.

L’obiettivo primario del piano è definire la spesa netta secondo le nuove regole della Commissione per ridurre il deficit, con un programma che durerà quattro anni, estendibile a sette. Si prevede di portare il deficit al 2,9% entro il 2026, rispettando i parametri fiscali europei. La manovra, di circa 25 miliardi di euro, dovrebbe confermare il taglio del cuneo fiscale per redditi fino a 35mila euro e potrebbe estendersi a redditi fino a 50-60mila euro, sebbene le risorse siano limitate. Il debito pubblico è destinato a superare i 3 mila miliardi.

In ambito previdenziale, il ministro della Pubblica Amministrazione Alberto Zangrillo ha accennato alla possibilità di permettere ai dipendenti pubblici di lavorare volontariamente fino a tre anni in più. La premier Meloni mira a porre fine ai bonus generosi, proponendo criteri legati all’Isee per il welfare e il credito d’imposta. Tajani ha dichiarato l’intenzione di evitare sprechi di denaro pubblico, sottolineando la necessità di una politica di crescita per ridurre il debito. Le opposizioni criticano l’approccio del governo, ritenendo essenziale un confronto parlamentare preordinato.

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