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giovedì, 21 Novembre, 2024
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Nomine Rai: Il 26 Voto alle Camere e il ‘Test’ sul Presidente

Resta confermato il piano del centrodestra per rinnovare i vertici della Rai. Il 26 ci sarà il voto alle Camere per eleggere i quattro membri del Consiglio di Amministrazione (Cda). Subito dopo, il governo presenterà i nomi per l’Amministratore Delegato (Ad) e il presidente. In questa fase, il centrodestra cercherà i voti necessari per la conferma del presidente in Commissione Vigilanza. Per la presidenza, la coalizione punta su Simona Agnes, proposta da Forza Italia.

C’è una considerazione strategica: se non si dovessero trovare i due voti necessari (tre, se Azione sostituisce la senatrice Mariastella Gelmini, ora nel gruppo misto), dati i due terzi richiesti nella commissione, Agnes rimarrebbe nel Cda e il consigliere senior assumerebbe le funzioni di presidente. La Lega ha in mente Antonio Marano per questo ruolo.

Fratelli d’Italia supporta Giampaolo Rossi come prossimo Ad e condivide l’approccio con i partner del centrodestra, escludendo qualsiasi rinvio del voto, anche se dovesse esserci un ostacolo in Commissione Vigilanza. Tuttavia, si guarda anche alle mosse dell’opposizione, che al momento non sembra avere un accordo chiaro tra il Partito Democratico (Pd) e il Movimento 5 Stelle sulla strategia da adottare.

Il Movimento 5 Stelle intende votare il 26, ma rifiuta il candidato del centrodestra per la presidenza della Rai, chiedendo invece un presidente di garanzia. Il Pd, invece, è fermo sull’accordo raggiunto dai capigruppo dell’opposizione in Vigilanza il 10 settembre, il quale prevede di procedere prima con la riforma della governance e solo dopo le nomine per il rinnovo dei vertici dell’azienda.

In sintesi, la situazione è contraddistinta da manovre strategiche del centrodestra per consolidare il proprio controllo sulla Rai attraverso l’elezione dei membri del Cda e la scelta dei vertici, mentre l’opposizione si mostra divisa su come rispondere a tali manovre. La Commissione Vigilanza rappresenta il fulcro delle trattative, con il rischio di tensioni tra coalizioni su chi debba guidare l’importante ente pubblico.

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