A Cavallerizzo, un piccolo paese in provincia di Cosenza, la necessità di gestire le acque per prevenire frane era nota, ma l’incuria e la mancanza di interventi efficaci delle istituzioni hanno portato a una situazione drammatica. La comunità ha sperimentato l’instabilità e l’abbandono, rendendo Cavallerizzo un simbolo dell’insicurezza che caratterizza molte regioni italiane. La località, apparentemente marginale, riflette in realtà problemi che affliggono il mondo intero, come lo spopolamento e i rischi associati alla “morte” dei luoghi.
Il libro “Il risveglio del drago” di Vito Teti, pubblicato da Donzelli, esplora la storia di Cavallerizzo e offre spunti di riflessione importati. Teti, docente di antropologia culturale all’Università della Calabria, racconta la vicenda di questo paese come esemplare. Dopo un periodo di piogge intense, nella notte tra il 6 e il 7 marzo 2005, una frana devastante ha costretto la popolazione a fuggire, rendendo impossibile il rientro nelle abitazioni. Da allora, Teti ha seguito il destino della comunità per vent’anni, testimoniando la loro resilienza e speranza in un contesto di sofferenza.
Gli abitanti di Cavallerizzo hanno lottato per mantenere la loro identità e cercare nuove opportunità, organizzandosi attraverso incontri e discussioni per affrontare la crisi. L’autore si interroga sul significato di una comunità che si dissolve e affronta dispersioni e dolori, ma che al contempo dimostra capacità di resistenza. Nel contesto attuale di crisi climatica e di sfide globali, la storia di Cavallerizzo diventa una metafora delle esperienze di otto miliardi di persone.
Teti ha anche scritto “La restanza”, dove esplora le dinamiche legate all’idea di partire o rimanere nei propri luoghi. La vicenda di Cavallerizzo, attraverso le voci dei suoi abitanti, offre un’importante lezione su come affrontare le difficoltà e le incertezze nel mondo contemporaneo. In tal modo, non solo racconta la storia di un piccolo paese, ma invita a riflettere su temi universali che ci riguardano tutti.