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domenica, 24 Novembre, 2024
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Conte da Vespa: il grido finale contro Renzi

Giuseppe Conte ha annunciato ufficialmente la morte del “campo largo”, un’alleanza politica che univa diversi partiti di sinistra. Durante una trasmissione condotta da Bruno Vespa, Conte ha affermato che la collaborazione tra i 5 Stelle e altre forze progressiste è defunta, un’opinione condivisa anche da Angelo Bonelli, esponente della sinistra. Nonostante tutti fossero consapevoli della crisi dell’alleanza, nessuno aveva avuto il coraggio di annunciarlo apertamente, forse per timore o imbarazzo.

Nel corso del dibattito, Conte ha preso di mira Matteo Renzi, rifiutandosi di fondere il simbolo dei 5 Stelle con quello di Italia Viva, considerandolo un antagonista che ha sempre distrutto le alleanze. Tuttavia, il problema non riguarda soltanto Renzi; Conte ha indicato il Partito Democratico e la sua leader, Elly Schlein, come parte del problema. Sotto il profilo personale, Conte non vuole sentirsi un secondo violino dopo aver già occupato la carica di presidente del Consiglio due volte. La sua strategia sembra essere quella di abbandonare i suoi “finti alleati” e osservare dall’esterno i tentativi di Schlein di consolidare il suo potere.

La vittoria di Schlein nella creazione di un’alleanza si è rivelata effimera. Aveva dimostrato capacità di leadership, vincendo in Sardegna e cercando di fare altrettanto in Liguria. Tuttavia, il tentativo è stato compromesso dall’intervento di Renzi, con il quale si era riavvicinata in un contesto di unità politica. Questo porta a interrogarsi su chi sia il vero responsabile della fine del “campo largo”: è stato Renzi o Conte stesso?

Concludendo, l’analisi sulla situazione attuale suggerisce che il “campo largo” potrebbe considerarsi un “aborto politico”, destinato al fallimento fin dall’inizio, dato che unire forze così diverse si è rivelato impraticabile. La pazienza di Schlein nel cercare di mantenere in vita questa alleanza potrebbe ora risultare vana. Se dovesse rimanere delusa, la colpa non sarebbe di Renzi, ma dell’incapacità di formare una coalizione coesa tra i diversi gruppi. Alla fine, Conte sembrava il più scontento, poiché la sua ambizione di una rinnovata leadership politica è stata ostacolata dalla frattura delle alleanze tra i partiti.

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