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domenica, 24 Novembre, 2024
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L’espulsione ‘farsa’ di Bruno Fernandes: il Var è davvero efficace?

In Gran Bretagna, una controversa espulsione durante il match tra Manchester United e Tottenham ha riacceso il dibattito sull’uso del Var. La partita, conclusasi con una vittoria di 3-0 per gli Spurs, ha messo in evidenza un errore arbitrale significativo con l’espulsione di Bruno Fernandes, centrocampista del Manchester United. Durante il gioco, Fernandes ha commesso un intervento scomposto su Maddison, ma molti ritennero che non fosse da cartellino rosso, considerando l’innocuità dell’azione. L’arbitro Chris Kavanagh, nonostante la vicinanza all’azione, ha deciso per l’espulsione, alla quale il Var, rappresentato da Peter Banks, non ha ritenuto di opporsi, sostenendo che non vi fossero le condizioni per ribaltare la decisione.

Questo incidente ha sollevato interrogativi sulla funzionalità del Var. The Athletic ha provocatoriamente chiesto: “Di quanti livelli di arbitraggio ha bisogno il calcio inglese per prendere decisioni corrette?” La commissione disciplinare della federazione ha successivamente annullato la squalifica di Fernandes, evidenziando che la maggior parte dei giocatori concordava nell’affermare che si trattava di un fallo da ammonizione, non di espulsione. Questo chiarimento ha alimentato il dibattito su come e quando il Var dovrebbe intervenire.

Il Var è stato introdotto per ridurre gli errori arbitrali, ma situazioni come questa dimostrano limiti e ambiguità. Nonostante l’intento di garantire decisioni “oggettivamente” corrette, l’illazione di una perfezione arbitrale resta un’illusione. Inoltre, il Var ha cambiato l’esperienza del tifoso, portando ad attese estenuanti e a momenti di tensione, minando il flusso naturale del gioco e allungando i tempi di recupero.

Infine, a fronte di queste problematiche, lo scorso giugno i club inglesi sono stati chiamati a esprimersi sulla possibile abolizione del Var. Solo il Wolverhampton si è mostrato favorevole a un ritorno a un calcio più imperfetto e autentico. In questo contesto, si solleva la questione se sia preferibile avere errori umani, simbolo di imperfezione, piuttosto che delegare decisioni a una tecnologia che cerca la perfezione. La discussione rimane aperta sia per i club inglesi che per quelli italiani riguardo l’equilibrio tra tecnologia e umanità nel calcio.

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