La Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea a causa dell’inadeguata gestione dell’abuso di contratti a tempo determinato e delle condizioni di lavoro discriminatorie nel paese. Secondo Bruxelles, l’Italia non ha implementato norme adeguate per contrastare la discriminazione nei luoghi di lavoro e limitare l’uso eccessivo di contratti temporanei, in violazione del diritto europeo.
Un aspetto cruciale della questione riguarda la discriminazione nei confronti dei docenti a tempo determinato nelle scuole pubbliche italiane. La legislazione attuale non offre ai docenti precari una progressione salariale legata agli anni di servizio, un diritto riservato invece ai colleghi a tempo indeterminato. Questo approccio è stato giudicato discriminatorio e in contrasto con le normative europee a tutela dei lavoratori temporanei.
Inoltre, la Commissione ha evidenziato la situazione critica del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) nelle scuole, soggetto a contratti a tempo determinato. Nonostante le richieste dell’Unione Europea di misure efficaci per evitare l’abuso di tali contratti, l’Italia non ha adottato sufficienti provvedimenti per affrontare il problema, rendendo gli sforzi delle autorità italiane “insufficienti” agli occhi di Bruxelles.
La procedura di infrazione nei confronti dell’Italia ha avuto inizio nel luglio 2019, con una lettera di costituzione in mora. Seguirono ulteriori comunicazioni fino a un parere motivato nel 2023, ma nonostante le risposte del Governo italiano, la questione non è stata risolta in modo adeguato.
In Italia, il fenomeno dei contratti a tempo determinato colpisce un ampio segmento di lavoratori, in particolare nel settore dell’istruzione. Su 943.000 docenti, circa 243.000 hanno contratti precari, con stime sindacali che raggiungono i 250.000. Insegnanti rimangono precari anche fino a 45 anni, e molti di loro hanno più di 50 anni, complicando ulteriormente la situazione lavorativa.
Recentemente, è stato introdotto un nuovo sistema per le supplenze, il sistema “Interpello”, che consente alle scuole di pubblicare annunci online per coprire posizioni vacanti. Tuttavia, permangono problemi legati ai ritardi nei pagamenti degli stipendi per i supplenti, denunciati sia dai sindacati che dai docenti. La critica alla gestione del precariato e alla carenza di investimenti nel settore dell’istruzione è forte, rendendo l’Italia uno dei paesi con i docenti meno pagati d’Europa.