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lunedì, 25 Novembre, 2024
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Google e le Normative Anti-Pirateria: Le Richieste della Legge

Google ha espresso forti preoccupazioni riguardo alle nuove norme anti-pezzotto approvate dal Senato italiano per combattere la pirateria televisiva, in particolare per quanto concerne la distribuzione illegale di eventi sportivi. Queste norme impongono obblighi rigorosi ai fornitori di servizi VPN e DNS, costringendoli a bloccare accessi a contenuti pirata, e richiedono agli operatori di rete di segnalare immediatamente alla polizia ogni attività illegale, inclusa quella degli utenti che guardano partite attraverso servizi illegali.

Diego Ciulli, Head of Government Affairs and Public Policy di Google Italy, ha messo in evidenza che tali regolamenti potrebbero compromettere la privacy degli utenti e rendere difficile la gestione degli indirizzi IP. Il governo, sostenuto dalle pressioni della lobby del calcio, è accusato di non considerare le problematiche degli operatori e le necessità di tutela degli utenti. Un’importante criticità è rappresentata dall’eliminazione del limite tecnico sugli oscuramenti simultanei, il quale assicurava a tutti gli operatori, grandi e piccoli, di partecipare equamente al filtraggio dei contenuti pirata.

Ciulli ha descritto le nuove norme come potenzialmente devastanti per Google, in particolare la disposizione che richiede alle piattaforme digitali di notificare autorità giudiziarie tutte le violazioni di diritto d’autore. Attualmente, il gigante tecnologico si confronta con ben 9.756.931.770 di violazioni globali, e la norma imporrebbe di inviare quasi 10 miliardi di URL alle autorità, pena sanzioni penali. Ciulli ha avvertito che questo potrebbe causare un sovraccarico per la giustizia, ostacolando in definitiva gli sforzi per combattere la pirateria.

Seppur i dati presentati da Ciulli si riferiscano a un contesto globale, risulta che in Italia circa 3 milioni di utenti utilizzano il pezzotto per guardare le partite. Le nuove disposizioni prevedono multe severe per chi viene colto nel monitorare contenuti pirata, con importi che vanno da 150 a 5.000 euro. La questione centrale è: ha davvero senso infliggere sanzioni a livello tale in un contesto di così alta mole di violazioni, rischiando di intasare ulteriormente le capacità del sistema giudiziario?

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