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domenica, 24 Novembre, 2024
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Memorie di Milovan Djilas: Un Testimone di 80 Anni Fa

Fede e amore di patria in Ucraina sono i temi centrali della testimonianza di Milovan Djilas, un leader comunista jugoslavo, le cui memorie risalgono al 1942. All’epoca, l’Ucraina era parte dell’Unione Sovietica e si trovava sotto attacco da parte delle forze tedesche e italiane. Djilas ricorda il dramma di Uman, una città centrale dell’Ucraina, dove osservò donne semplici che, nonostante le avversità, si segnavano con la croce, esprimendo un forte sentimento di misticismo e devozione. L’atto di fede sembrava una connessione profonda con la propria patria.

Durante una cena organizzata dal soviet locale, Djilas notò la tensione tra il vescovo di Uman e il segretario del partito, entrambi combattenti contro l’invasione. Il patriarca russo, senza alcun mandato governativo, aveva iniziato a diffondere appelli religiosi contro i tedeschi, portando un rinnovato senso di patriottismo religioso. Nonostante il governo sovietico considerasse la Chiesa un retaggio del passato, si rese presto conto della necessità di sostenerla per mobilitare il popolo.

Djilas riportò l’osservazione del generale Korneev, il quale notò che molti, anche tra i più responsabili, avevano pensato di convertirsi all’Ortodossia in un momento di grave crisi. Korneev sosteneva che un ancoraggio all’Ortodossia avrebbe salvato la Russia. Queste affermazioni sembravano inaudite a Djilas, cresciuto nel fervente spirito rivoluzionario e comunista. La testimonianza rivelava che il patriottismo russo stava guadagnando slancio, al punto che il vescovo brindò a Stalin come “unificatore delle terre russe”.

Stalin comprese l’importanza di connettere il regime sovietico con l’antico senso di identità del popolo russo per resistere all’assalto tedesco. Tuttavia, Djilas e altri notarono la debolezza della resistenza ucraina. La popolazione appariva indifferente e passiva nei confronti della guerra, creando frustrazione tra i soldati sovietici. Anche se ufficiali sovietici cercavano di mascherare questa apatia, la realtà sul campo era evidente, e molti russi si sentivano costretti a combattere per “liberare” gli ucraini, evidenziando un complesso rapporto tra le nazioni in conflitto e le loro identità locali.

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