Chi è il vero erede del conte Mascetti? È questa la domanda che emerge da un editoriale di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano, dove confronta le capacità espressive di Matteo Renzi e Chiara Valerio, citando anche il neo ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Durante una seduta parlamentare, Renzi ha paragonato Giuli a un personaggio del film Amici Miei, confermando che le sue prime dichiarazioni lasciano poco spazio a critiche.
Travaglio descrive Valerio, le cui frasi su Repubblica risultano complesse e raramente condivise. Scrive che Valerio, pur portando il nome “Chiara”, si distingue per la sua prosa oscura, e cita uno dei suoi tweet in cui parla di diritti LGBTQ+ in modo confuso e contradittorio. L’autore mette in risalto la bafforda affermazione di Valerio, che spera in una risata piuttosto che in eventi più gravi.
Il confronto tra Giuli e Valerio si trasforma in una “singolar tenzone” in cui entrambi potrebbero cimentarsi in un duello di supercazzole. Travaglio immagina una competizione che attiri folle, paragonabile a un nuovo atto di Amici Miei, dove Giuli inizierebbe con frasi complesse che creano immagini di “rivoluzione epocale” e Valerio risponderebbe con metafore culinarie, come il “pasta aglio-olio-peperoncino”.
L’autore sottolinea l’assurdità dei dialoghi che avvengono tra i due, in cui Giuli lancia termini come “entusiasmo passivo” e “apocalittismo difensivo”, mentre Valerio tenta di farsi valere con scioglilingua elaborati. La complessità delle loro parole sembra non portare a nulla di concreto ma solo a un’esibizione di capacità oratorie contorte.
Travaglio conclude che, sebbene la proposta più interessante sia un duello tra Giuli e Valerio, un’alternativa più pacata ma meno divertente sarebbe un verdetto di parità, con Giuli che si confermerebbe re della supercazzola a destra e Valerio regina a sinistra. In questo modo, entrambi avrebbero un riconoscimento per le loro capacità di esprimere pensieri in modi convoluti e spesso incomprensibili.