Il pubblico ministero ha richiesto una condanna di 13 anni di carcere per Faruk Koca, presidente della squadra turca Ankaragucu, accusato di aver aggredito l’arbitro internazionale Halil Umit Meler. L’incidente è avvenuto il 11 dicembre, al termine di una partita contro il Rizespor, terminata in pareggio 1-1, dopo che era stato assegnato un controverso rigore agli avversari. Le immagini dell’aggressione sono rapidamente diventate virali.
In seguito all’episodio, Koca è stato squalificato a vita dalla Federazione calcistica e il club ha subito una multa di 65 mila euro, oltre a essere costretto a giocare cinque partite a porte chiuse. Koca è attualmente in fase di giudizio e deve rispondere non solo dell’aggressione, ma anche di minacce gravi nei confronti di Meler, incluso il ripetuto “ti ammazzo”, e dei calci inflitti al direttore di gara mentre questi si trovava già a terra, insieme ad altri tre complici.
Faruk Koca ha una carriera politica alle spalle, essendo stato parlamentare dal 2002 al 2011 per l’Akp, il partito del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Questo conflitto di interessi è reso più complesso dal fatto che Erdogan ha condannato pubblicamente l’aggressione, sottolineando la gravità dell’accaduto e distanziandosi da Koca, che è stato espulso dal partito. Nonostante la sua espulsione, Koca era ancora formalmente iscritto all’Akp, pur non ricoprendo cariche da oltre un decennio.
L’incidente ha avuto un forte impatto sull’opinione pubblica e sul mondo dello sport in Turchia, evidenziando non solo problemi disciplinari in ambito calcistico, ma anche il bisogno di prendere posizioni chiare contro la violenza negli sport. Le misure adottate contro Koca e il club Ankaragucu possono essere viste come un passo verso la giustizia e la tutela dell’integrità del calcio. Questo episodio non è solo l’ennesimo caso di violenza nel mondo sportivo, ma mette in discussione anche le responsabilità dei dirigenti sportivi e il peso che hanno nel mantenere un clima di rispetto e fair play.