La biologia di sintesi, inizialmente considerata una scienza promettente per il futuro, sta affrontando una crisi significativa nel settore industriale. Nonostante i progressi scientifici, come la sintesi del genoma del poliovirus nel 2002 e la creazione di organismi sintetici programmabili come i xenobot, il settore è in declino. Gli investitori, un tempo entusiasti nel finanziare startup focalizzate su carne coltivata, caffè sintetico e simili, ora preferiscono indirizzare i loro capitali verso tecnologie come l’intelligenza artificiale.
Le potenzialità della biologia di sintesi, che includono l’ingegnerizzazione di microbi per produrre medicinali, materiali e alimenti, sono state riconosciute, ma la mancanza di investimenti ha rallentato le ricerche in questo ambito. Progetti che anteponevano l’uso di microrganismi per il biorisanamento, le colture alimentari geneticamente modificate e la carne di sintesi sono diventati meno rilevanti nel panorama attuale.
Le aziende che avevano puntato su questo settore si trovano ora in difficoltà: Amyris ha dichiarato bancarotta, Zymergen ha liquidato i suoi beni e Ginkgo Bioworks ha iniziato a licenziare i suoi ricercatori. Le aspettative di realizzare progetti innovativi in tempi brevi sono state disattese, portando i ricercatori a tornare nelle università con fondi limitati, mentre il mercato si mostra disinteressato alla biologia di sintesi.
La crisi della biologia di sintesi solleva interrogativi sul futuro di questa disciplina, che aspirava a ricreare la natura attraverso tecniche avanzate di sequenziamento e modeling. Tuttavia, la mancanza di risultati commercialmente validi ha portato a una delusione generale, ponendo in evidenza un problema che potrebbe compromettere ulteriormente il suo sviluppo. La biologia di sintesi, pur avendo raggiunto traguardi scientifici importanti, non è riuscita a fornire risposte adeguate alle aspettative del mercato, segnando una fase di stallo e di riflessione per gli scienziati e gli imprenditori del settore.
