Proprio nel giorno dell’udienza del processo Open Arms contro Matteo Salvini, la Lega ha espresso forte disappunto riguardo alla decisione del tribunale di Roma che non convalida il trattenimento di migranti in Albania. Il provvedimento riguarda dodici migranti parte di un gruppo trasportato in Albania dalla Marina Militare italiana. Gli avvocati che rappresentano un cittadino bengalese richiedente protezione internazionale hanno fatto presente che il tribunale ha disapplicato la qualifica di paese terzo sicuro in conseguenza di una sentenza della Corte di Giustizia Ue, dichiarando che il Bangladesh non può essere considerato automaticamente sicuro. Pertanto, il trattenimento è privo di titolo. Gli avvocati evidenziano che il giudizio di convalida è fondamentale per garantire lo status libertatis, il quale deve essere restituito in caso di non-convalida.
In base al Protocollo, nel caso di non convalida, il richiedente protezione ha il diritto di riacquisire la libertà personale attraverso le autorità italiane. Pertanto, le autorità italiane hanno l’obbligo di riportare in Italia le persone trattenute, consentendo loro di esercitare il diritto d’asilo. La premier Giorgia Meloni ha criticato l’interrogazione del Pd, M5S e AVS alla Commissione europea, accusandoli di voler sanzionare l’Italia per danneggiare politicamente il governo attuale. Ha definito una vergogna il tentativo di alcuni partiti di sollecitare sanzioni contro la propria nazione.
Elly Schlein, segretaria del Pd, ha riportato l’attenzione sulla decisione del tribunale, affermando che non è stata una sorpresa, ma una questione di rispetto delle leggi. Ha esortato il governo a ritornare sui propri passi e a chiedere scusa agli italiani, denunciando l’accordo con l’Albania come illegale e contrario al diritto internazionale, europeo e nazionale. Ha criticato anche l’uso di risorse pubbliche per l’operazione di “deportazione” in Albania.
Infine, il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, ha affermato che i giudici applicano le norme dell’ordinamento che è parte integrante dell’Unione Europea, sottolineando la primazia delle leggi europee su quelle interne e che il giudice ha il dovere di considerare la normativa sovranazionale, in particolare quando viene disapplicato l’elenco dei paesi ritenuti sicuri.