Il 6 ottobre 1973, la vita di Eran Riklis, allora diciannovenne soldato dell’esercito israeliano, cambiò drasticamente con l’inizio della guerra dello Yom Kippur. Questo conflitto portò morte e distruzione, segnando in modo profondo la generazione israeliana di coloro che oggi hanno sessant’anni. Cinquant’anni dopo, il 7 ottobre 2023, si è verificata un’altra tragedia, con l’attacco di Hamas. Riklis, presente alla Festa del cinema di Roma per presentare il suo film “Reading Lolita in Tehran”, ha condiviso le sue riflessioni sulla situazione attuale.
Riklison ha ricordato un importante momento del passato: nel 1977, dopo anni di conflitto, il presidente egiziano Anwar Sadat visitò Gerusalemme. In quella occasione, espresse il dolore per ogni vita perduta in guerra, sottolineando che la sofferenza colpisce sia gli arabi che gli israeliani. Le parole di Sadat evidenziarono l’umanità condivisa, ricordando che anche le vedove e i bambini innocenti, indipendentemente dalla nazionalità, meritano una vita piena di amore e felicità.
Riklis ha citato anche Menachem Begin, il primo ministro israeliano dell’epoca, il quale invocò la fine delle guerre e un giuramento tra i popoli per costruire amicizia e cooperazione. Sottolineando che questa atmosfera di pace sembra mancare oggi, il regista ha espresso preoccupazione per la situazione di Israele, dell’Iran, del Libano e dei Palestinesi, e ha sperato che una sola persona potesse cambiare il corso degli eventi. Ha affermato di non sapere chi sarà, ma crede che arriverà il momento di un cambiamento.
Durante l’incontro con la stampa, Riklis ha ribadito l’importanza di vedere oltre le divisioni nazionali, invitando a superare la follia e la violenza. Ha affermato che, nonostante possa sembrare ingenuo, il desiderio di pace è fondamentale. La sua missione, come artista, è quella di trasmettere verità attraverso la sua arte, oltre a esprimere onestà e umanità. Ha esortato a dire basta alla violenza e alla sofferenza, sottolineando che molti nel mondo affrontano persecuzioni orrende e ribadendo la necessità di resistere a queste ingiustizie.