Per definizione, ciò che è sommerso è invisibile, ma in Italia l’economia sommersa è ben visibile a livello macroeconomico. L’Istat stima e analizza le sue proporzioni e l’impatto sull’economia emersa, in particolare sul Pil. Nel 2022, il valore dell’economia non osservata è aumentato di 17,6 miliardi, segnando un incremento del 9,6% rispetto all’anno precedente. L’economia sommersa, escludendo le attività illegali, ha raggiunto quasi 182 miliardi di euro, con un aumento di 16,3 miliardi, mentre le attività illegali si sono avvicinate ai 20 miliardi.
A livello micro, il fenomeno diventa più difficile da monitorare. I successi nel recupero dell’evasione fiscale, annunciati dal governo Meloni, si basano su misure precedentemente adottate, come le lettere di compliance ai contribuenti. Nel 2022, l’occupazione irregolare si è mantenuta stabile con quasi 3 milioni di unità di lavoro. Però, è importante notare che l’aumento dell’economia non osservata non può essere attribuito alla gestione attuale, in quanto cresce parallelamente al Pil. Nel 2022, l’incidenza dell’economia sommersa sul Pil si è mantenuta stabile, attestandosi al 10,1%.
L’Istat sottolinea che la crescita dell’economia non osservata è stata principalmente alimentata dalla sotto-dichiarazione del valore aggiunto, che ha mostrato un aumento di 10,4 miliardi di euro (+11,5%), mentre l’occupazione irregolare e le attività illegali hanno registrato incrementi più contenuti. L’aumento di oltre 2 miliardi in altre componenti è attribuibile alla crescita delle mance e dei fitti in nero.
I settori con il maggiore peso di economia sommersa includono “altri servizi alle persone” (30,5% del valore aggiunto), commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (18,5%) e costruzioni (17,5%). La stabilità dell’incidenza del sommerso sul valore aggiunto deriva da dinamiche settoriali diverse. Sono state registrate riduzioni nel settore agricolo, nelle costruzioni e in altri servizi, mentre si evidenzia un incremento nei settori dell’istruzione, sanità e servizi professionali. Il lavoro irregolare, caratteristica del mercato del lavoro italiano, è rimasto stabile, indicando una continuità nel ricorso a questa forma di occupazione da parte di imprese e famiglie.