Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha espresso il suo dissenso riguardo al rapporto dell’Ecri, un’organizzazione internazionale che si occupa di diritti umani e promozione dell’identità culturale europea. Ha definito le affermazioni contenute nel rapporto come infondate, sostenendo che le forze di polizia italiane sono riconosciute come difensori della democrazia e dei più deboli. Piantedosi ha sottolineato che la posizione del governo è chiara: le forze dell’ordine sono vicine ai problemi quotidiani dei cittadini.
Per quanto riguarda il decreto sui rimpatri, il ministro ha spiegato che la decisione di stabilire un elenco specifico per la legge fa parte di un rafforzamento del sistema di rimpatri, fondamentale per combattere le partenze irregolari. Ha ricordato che questo obiettivo è richiesto anche dall’Unione Europea e ha affermato che l’elenco si basa su parametri precisi e informazioni di organizzazioni internazionali. Ha anche precisato che l’Italia non rimpatria individui in Afghanistan, come fanno altri Paesi europei impegnati nel rispetto dei diritti umani.
In merito ai centri di accoglienza in Albania, il ministro ha difeso questa scelta, sottolineando che le nuove normative europee richiedono all’Italia di organizzarsi per accogliere e trattenere migliaia di persone. Ha considerato illogico rinunciare ai 880 posti disponibili in Albania, poiché, una volta operativi, questi centri contribuiranno a disincentivare le partenze irregolari e a ridurre i costi dell’accoglienza.
Infine, riguardo alla tensione tra governo e magistratura, Piantedosi ha chiarito di non considerare che ci siano stati attacchi alle toghe da parte del governo. Ha reso noto che, sebbene i magistrati possano esprimere apertamente le loro opinioni, anche la politica ha il diritto di farlo. Ha evidenziato l’importanza di sollevare obiezioni contro gli atti giudiziari attraverso le impugnazioni legali, affermando così la necessità di un dialogo equilibrato tra le istituzioni.
