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venerdì, 22 Novembre, 2024
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Il mio piano per Giulia: una scelta tragica

Filippo Turetta, accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, ha confessato in aula che la sua intenzione era quella di rapirla, trascorrere del tempo con lei e poi farle del male. Durante la seconda udienza del processo a Venezia, il 23enne ha ammesso di aver premeditato l’omicidio, confermando l’acquisto di materiali come scotch e coltelli. Inizialmente, Turetta aveva giustificato l’acquisto dello scotch come necessario per appendere manifesti e dei coltelli perché pensava di suicidarsi. Tuttavia, l’accusa ha sostenuto che lo scotch servisse per immobilizzare Giulia e che i coltelli fossero stati preparati prima dell’11 novembre, giorno del delitto.

Turetta ha ammesso di aver mentito nel suo primo interrogatorio, riconoscendo che il suo piano di uccidere Giulia era già in mente alcuni giorni prima del crimine. Ha rivelato di aver stilato una “lista di cose da fare” che includeva prelevare contante per non farsi rintracciare, dimostrando così un chiaro intento di fuga. Nonostante i segnali di un rapporto deteriorato, continuava a sperare di ricucire la relazione con Giulia.

Durante l’audizione, Turetta ha fornito dettagli sulle aggressioni, mostrando di non ricordare con esattezza gli eventi, ma ammettendo di aver colpito Giulia con un coltello per fermarla. Ha anche dichiarato di aver cercato di suicidarsi con un sacchetto di plastica, ma di non esserci riuscito. Quando gli è stato chiesto perché avesse guidato in aree abitate invece di un luogo isolato per il suo suicidio, non ha saputo dare risposte convincenti.

Elena Cecchettin, sorella della vittima, ha deciso di non assistere al processo per motivi di salute mentale, affermando di avere incubi da oltre 11 mesi. Durante l’udienza, sono emersi dettagli inquietanti sulla premeditazione di Turetta, che spiare Giulia e avesse preparato un piano dettagliato per occultare il suo corpo e facilitare la fuga.

Il padre di Giulia, Gino Cecchettin, ha osservato il suo assalitore senza mai incrociarne lo sguardo, esprimendo il suo dolore per ciò che sua figlia ha subito. Ha ribadito che la vita è sacra e che tale rispetto non deve essere infranto. L’udienza ha messo in luce la natura inquietante della premeditazione di Turetta e il suo comportamento durante e dopo il crimine.

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