Nel 2014, Giorgia Meloni, attraverso i social media, si opponeva all’inserimento del canone Rai nella bolletta elettrica, criticando la decisione del Governo Renzi. Sosteneva che questa misura fosse un abuso e chiedeva l’eliminazione del canone stesso. Meloni espresse forte disapprovazione per il tentativo di combattere l’evasione fiscale attraverso questa modalità , evidenziando il suo impegno a opporsi a tale tassa. I suoi commenti prefiguravano una posizione netta contro il canone, che all’epoca era un tema caldo di discussione politica.
Negli anni successivi, la questione del canone Rai è tornata sotto i riflettori. Recentemente, il governo di Giorgia Meloni ha annunciato un aumento del canone, che è passato da 70 a 90 euro. Questo cambiamento ha suscitato reazioni e critiche considerevoli, data la posizione pregressa di Meloni. La promessa di mantenere il canone invariato sembra quindi essere stata disattesa, alimentando polemiche sul rispetto delle promesse politiche.
L’inserimento del canone nella bolletta dell’energia elettrica era stato giustificato con l’intento di ridurre l’evasione fiscale, ma per Meloni questa misura ha continuato a rappresentare un abuso nei confronti dei cittadini. L’aumento del canone, avvenuto sotto la direzione del suo governo, ha destato sorpresa e frustrazione tra gli elettori che si aspettavano un approccio differente, in linea con le sue dichiarazioni passate.
Il contesto politico si è evoluto e, di conseguenza, anche la posizione di Meloni. Mentre nel 2014 criticava ferocemente il governo per l’introduzione della tassa, oggi si trova alla guida di un governo che ha deciso di ripristinarla a un livello superiore. Questo cambiamento rappresenta una contraddizione rispetto ai principi sostenuti in precedenza e ha sollevato interrogativi sulla coerenza e la credibilità delle promesse fatte durante la campagna elettorale.
In sintesi, l’atteggiamento di Giorgia Meloni nei confronti del canone Rai illustra le complessità e le sfide del panorama politico italiano, i cui cambiamenti possono talvolta contraddire le posizioni precedenti dei leader politici.