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L’inchiesta di Milano e le istituzioni: Meloni avverte sull’eversione

L’inchiesta sui dati rubati avviata a Milano sta generando un grande scalpore politico, con i magistrati che affermano che le indagini “cominciano solo ora”. La premier Giorgia Meloni ha parlato di “eversione”, evidenziando che si tratta di un serio problema legato al ricatto e all’estorsione. Ha fatto riferimento anche all’inchiesta della procura di Bari riguardo l’accesso non autorizzato ai conti bancari di persone note e al caso di sua sorella, sostenendo che gli attacchi a lei sono mirati perché non ha le stesse protezioni che ha lei stessa.

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha descritto la situazione come un “vaso di Pandora” aperto dalla denuncia dei poteri statali utilizzati per scopi illeciti. Molti, secondo lui, stanno iniziando a comprendere la gravità delle violazioni, mentre altri continuano a sminuire la questione per proteggere se stessi. Nella maggioranza, si prevedono misure più severe contro gli utenti dei dati riservati da utilizzare per scopi di ricatto. Matteo Salvini ha annunciato una proposta di legge in Parlamento per inasprire le pene per chi viola la privacy.

Antonio Tajani, vicepremier e segretario di Forza Italia, ha descritto il dossieraggio come “inaccettabile” e una minaccia alla democrazia, suggerendo che dati sensibili possano essere usati anche da nemici geostrategici come la Russia. Dall’altro lato, il PD, attraverso il responsabile sicurezza Matteo Mauri, ha accusato il governo di non fare abbastanza per migliorare la cybersicurezza, sostenendo che la situazione è deteriorata negli ultimi due anni.

Mauri ha segnalato che l’inchiesta coinvolge persone della destra, come Enrico Pazzali, definito un uomo della destra milanese, la cui posizione ha suscitato preoccupazione in merito a possibili carenze nella legislazione sulla cybersicurezza. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si è dissociato da Pazzali, pur esprimendo la sua sorpresa rispetto alla natura dell’inchiesta sul dossieraggio. Anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha manifestato allarme per quelli che ha definito “scenari preoccupanti” che potrebbero mettere in pericolo la democrazia italiana.

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