Le rovine di un’antica città maya, denominata Valeriana, sono state scoperte di recente nella giungla dello Yucatan, in Messico, grazie all’analisi di dati Lidar condotta da un dottorando, Luke Auld-Thomas, della Northern Arizona University. Questa città, risalente a un periodo compreso tra il 250 e il 900 d.C., conta 6.764 edifici e potrebbe aver ospitato tra i 30.000 e 50.000 abitanti, superando la popolazione attuale della regione.
La scoperta è avvenuta durante una ricerca online di dati raccolti attraverso il Lidar, una tecnologia che utilizza impulsi laser per mappare strutture sepolte sotto la vegetazione. Auld-Thomas, mentre cercava informazioni su indagini laser già realizzate, ha trovato un’analisi commissionata per misurare l’assorbimento di carbonio nelle foreste del Messico, da cui è emersa l’esistenza della città di Valeriana. Gli archeologi ritengono che questa metropoli fosse “nascosta in bella vista”, a soli 15 minuti da una strada principale vicino a Xpujil, una zona abitata da discendenti maya.
Valeriana presenta molte delle caratteristiche tipiche di una capitale, incluse piazze chiuse, templi piramidali e un campo per un antico gioco con la palla. Questa città, per densità di edifici, era secondo solo al noto sito di Calakmul, situato a circa 100 km di distanza. La sua area si estende per circa 16,6 km² e comprendeva due principali quartieri, uniti da strade rialzate e dotati di grandi strutture.
Un bacino idrico rinvenuto suggerisce che Valeriana fosse in grado di gestire risorse ambientali cruciali per supportare la sua numerosa popolazione. Sebbene i motivi esatti del declino e dell’abbandono della città non siano certi, gli archeologi ipotizzano che il cambiamento climatico possa aver avuto un ruolo significativo.
La scoperta di Valeriana sottolinea il potenziale del Lidar nella ricerca archeologica, un metodo costoso ma che ha rivoluzionato il modo in cui vengono rinvenuti antichi insediamenti, aumentando notevolmente il numero di scoperte negli ultimi decenni.
