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Occupazione Fittizia: I Veri Problemi di Un Sistema Sotto Pressione

Malgrado i recenti dati positivi sull’occupazione in Italia, il mercato del lavoro presenta ancora rilevanti bug strutturali. I dati ISTAT sul primo semestre 2024 e su luglio indicano un tasso di occupazione al 62,3% e un tasso di disoccupazione al 6,5%, evidenziando risultati che non si erano mai visti prima. Tuttavia, sotto questa superficie ottimista emergono criticità significative. L’aumento degli occupati è in gran parte attribuibile ai lavoratori autonomi, mentre i dipendenti sono diminuiti per due mesi consecutivi per la prima volta in oltre due anni. Inoltre, si è registrata una diminuzione dei contratti a tempo indeterminato.

Anche il tasso di disoccupazione, che appare favorevole, cela insidie: il numero di disoccupati è diminuito non perché ci siano più persone occupate, ma perché sempre meno individui cercano lavoro. Molti sono demoralizzati e si sono ritirati dal mercato del lavoro, non perché abbiano trovato qualcosa di valido o siano in pensione, ma per la convinzione di non avere chances di occupazione. Nel luglio 2025, gli inattivi sono aumentati di 73.000 unità rispetto a giugno, portando a circa 14 milioni le persone che, pur essendo in età lavorativa, non cercano lavoro. Questo fenomeno di inattività è preoccupante, rappresentando una situazione che non ha pari nelle economie sviluppate.

Le previsioni economiche a breve termine non sono incoraggianti e i dati attuali potrebbero segnare un picco, con la possibilità che in futuro si registrino diminuzioni di occupazione e nuovi contratti. L’Unione Europea ha sottolineato che l’Italia manca di una strategia efficace per abbinare domanda e offerta di lavoro, e che gli investimenti in formazione e riqualificazione sono insufficienti. Inoltre, l’assenza di incentivi per i datori di lavoro ad assumere giovani nel Sud contribuisce a una situazione già critica.

Secondo Eurostat, Calabria e Campania sono le regioni italiane con i più alti tassi di disoccupazione, in particolare tra i giovani, con meno della metà dei cittadini in età lavorativa realmente occupati. La situazione sembra peggiorare anno dopo anno, senza segnali di inversione di tendenza.

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