Le spese di capitale di Amazon, Microsoft, Meta e Google supereranno nel 2023 i 200 miliardi di dollari per investimenti nell’intelligenza artificiale (IA), con un ulteriore aumento previsto nel 2025. Questo incremento è attribuito al boom dell’IA, scatenato dall’arrivo di ChatGpt, portando le grandi aziende a spendere enormi somme per chip avanzati e per costruire i data center necessari. Queste infrastrutture richiedono un significativo consumo energetico, costringendo le società a stipulare costosi contratti con fornitori di energia, mentre cercano di mantenere un impegno per ridurre l’impatto climatico.
Un effetto collaterale inatteso di questa situazione è la crescente spinta verso l’energia nucleare, considerata una fonte di energia a basse emissioni di carbonio. Microsoft ha già avviato un accordo per riattivare la centrale nucleare di Three Mile Island in Pennsylvania, mentre Amazon e Google hanno formato intese per lo sviluppo di reattori nucleari modulari. Queste collaborazioni sono sperimentali e rappresentano una scommessa, poiché richiedono significativi investimenti e la necessità di convincere anche gli azionisti e Wall Street della loro validità.
Nel terzo trimestre del 2023, le quattro aziende hanno iniziato a mostrare come l’IA possa contribuire ad aumentare la produttività e a ridurre i costi operativi, ma ciò è avvenuto parallelamente a un notevole aumento delle spese di capitale, che sono cresciute del 62% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 60 miliardi di dollari. Gli analisti stimano che le big tech spenderanno complessivamente 209 miliardi di dollari in IA quest’anno, con un incremento del 42% rispetto al 2023, e prevendono che l’80% di tali spese riguarderà i data center.
Microsoft ha dichiarato di essere vicina a generare annualmente 10 miliardi di dollari di ricavi dall’IA, mentre altre aziende come Meta e Amazon hanno evidenziato come l’IA abbia migliorato le loro operazioni, in particolare nel settore pubblicitario. Tuttavia, le dichiarazioni ottimistiche fatte non hanno completamente rassicurato analisti e investitori, soprattutto confrontando le elevate spese con i ritorni economici. Molti temono che queste ingenti spese si rifletteranno negativamente nei bilanci dell’anno seguente.