Le pratiche di combustione tradizionali degli aborigeni in Australia, che in passato dimezzavano la copertura arbustiva, hanno contribuito a mantenere sotto controllo l’intensità degli incendi boschivi. Tuttavia, la scomparsa di tali pratiche dopo la colonizzazione europea ha portato a un aumento degli arbusti, che ora alimentano i devastanti mega-incendi attuali. Questo è quanto emerso da uno studio condotto dall’Australian National University e dall’University of Nottingham, pubblicato su Science. Gli autori del lavoro suggeriscono che la reintroduzione di pratiche di combustione indigene potrebbe rappresentare una strategia efficace per affrontare gli incendi futuri.
Lo studio evidenzia che attraverso racconti approfonditi dei regimi di combustione indigeni e collaborazioni con le comunità locali nella gestione attuale degli incendi, si possono sviluppare soluzioni sostenibili per “domare” il fuoco che minaccia i sistemi socio-ambientali globali. Un fattore aggravante è il cambiamento climatico, che sta aumentando la frequenza e l’intensità degli incendi boschivi in molte aree, in particolare nelle foreste dell’Australia sud-orientale e nelle regioni occidentali dell’America settentrionale.
La gestione inadeguata delle foreste e la soppressione degli incendi, oltre ai cambiamenti climatici, hanno contribuito ad un accumulo pericoloso di vegetazione arbustiva, che facilita la propagazione degli incendi. Questo denso strato di arbusti permette agli incendi a terra di diffondersi alle chiome degli alberi, dando vita a incendi devastanti e difficili da controllare. Storicamente, i gruppi indigeni hanno utilizzato il fuoco come strumento per promuovere la biodiversità e migliorare le pratiche di caccia, attraverso incendi a bassa intensità che aiutano a mantenere sotto controllo i carichi di combustibile.
Nelle aree soggette a incendi, come l’Australia sud-orientale, l’eliminazione delle pratiche di combustione indigene durante il periodo coloniale ha incrementato significativamente i carichi di combustibile, risultando in incendi più intensi e frequenti. Analizzando 2833 registrazioni archeologiche riguardo la copertura vegetale, il clima e le pratiche incendiarie, i ricercatori hanno constatato che l’espansione della popolazione indigena e l’uso di pratiche di combustione culturale nel periodo Olocene hanno ridotto la copertura arbustiva di circa il 50%. Tuttavia, dall’arrivo dei britannici nel XVIII secolo, questa copertura è aumentata al 35%, contribuendo ai moderni megaincendi.