Il gup del tribunale di Palermo, Paolo Magro, ha condannato Laura Bonafede, maestra di Campobello di Mazara e amante del boss Matteo Messina Denaro, a undici anni e quattro mesi per associazione mafiosa. La condanna è stata emessa in seguito alle accuse di aver assistito e supportato Messina Denaro durante la sua latitanza, intrecciando con lui anche una relazione sentimentale. Nel processo è coinvolta anche la figlia di Bonafede, Martina Gentile. Matteo Messina Denaro è stato catturato il 16 gennaio 2023 e è morto il 25 settembre dello stesso anno a causa di un tumore al colon.
Laura Bonafede ha rilasciato dichiarazioni spontanee durante un’udienza a giugno, evidenziando le sue origini in una famiglia mafiosa. Ha spiegato che è cresciuta in un ambiente influenzato dalla mafia e che, sebbene avesse frequentato persone legate a questo mondo, lei e la sua famiglia non avevano mai fatto parte attivamente di esso. La sua relazione con Messina Denaro risale agli anni ’70, quando entrambi erano bambini, e le famiglie si frequentavano.
Bonafede ha riferito di aver sostenuto Messina Denaro durante momenti difficili, come l’arresto del padre e del marito. Ha negato di aver vissuto con il boss, ma ha ammesso di averlo incontrato nel 2008, avviando poi incontri regolari in luoghi isolati per evitare l’attenzione degli altri. La relazione, inizialmente personale, è diventata epistolare negli ultimi anni della latitanza di Messina Denaro.
Il pubblico ministero Gianluca De Leo ha chiesto una pena di quindici anni, sottolineando la contraddizione tra le testimonianze di Bonafede che descrivono Messina Denaro come una “figura buona, spiritosa ed educata” e i crimini commessi durante gli anni in cui era attivo, tra cui attentati che hanno causato molte vittime innocenti. De Leo ha messo in luce un vuoto nella narrazione di Bonafede riguardo gli eventi violenti che hanno colpito la Sicilia tra il 1992 e il 1996, periodo in cui sono stati assassinati magistrati e numerose donne incinte. Questi dettagli hanno creato una controversia su come Bonafede possa aver percepito il suo legame con uno dei più temuti mafiosi d’Italia.