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ChatGPT non supera l’esame di procedura penale

L’intelligenza artificiale ha fallito un esame di Diritto processuale, secondo un esperimento condotto da Diego Amidani, avvocato e dottorando di ricerca presso l’Università di Brescia. L’obiettivo era verificare le capacità di ChatGPT, il noto sistema di intelligenza artificiale, in un contesto giuridico. L’iniziativa ha avuto luogo dopo il blocco della piattaforma OpenAI da parte del Garante della Privacy, a causa di problemi legati alla sicurezza dei dati.

L’esame è stato diviso in due parti: nella prima, sono state poste domande riguardanti l’appello penale, mentre nella seconda si richiedeva supporto per redigere atti giudiziari e reperire fonti giuridiche. Il risultato non è stato soddisfacente, con molti errori sia nella forma che nella sostanza. Amidani ha notato problemi grammaticali e inesattezze nei riferimenti al Codice di procedura penale. Tra gli errori emersi, l’algoritmo ha utilizzato termini inappropriati, come “verdetto” invece di “sentenza” e “parte scontenta” per indicare l’appellante.

Amidani ha evidenziato che le risposte dell’intelligenza artificiale presentavano impasse espositive e mancava di padronanza del linguaggio giuridico, suggerendo che le lacune fossero dovute a un addestramento iniziale inadeguato e a una scarsa selezione delle fonti di informazione. Nonostante ciò, ChatGPT ha mostrato prudenza, invitando a consultare avvocati specializzati per questioni specifiche.

Si è quindi posta la questione se l’intelligenza artificiale possa sostituire alcune professioni, inclusi ambiti giudiziari. Amidani ha avvertito che un processo decisionale completamente delegato alle macchine potrebbe portare a una “ingessatura ermeneutica”, ossia una mancanza di sensibilità ai cambiamenti sociali. Tuttavia, ha espresso la convinzione che, in un futuro non remoto, l’uso dell’intelligenza artificiale sarà sempre più integrato nel sistema giuridico, a patto che l’accuratezza delle tecnologie migliori.

In sintesi, l’esperimento ha messo in luce le attuali limitazioni delle capacità dell’intelligenza artificiale nel settore giuridico, segnalando, al contempo, un possibile futuro impiego di tali sistemi, sebbene con la dovuta cautela e attenzione alle loro capacità.

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