Aditya Sharma, un ragazzo indiano di 15 anni, è morto dopo un delicato intervento chirurgico per rimuovere 56 oggetti metallici dallo stomaco. Gli oggetti estratti includevano lamette da barba, batterie e viti, per un peso totale di 350 grammi. L’operazione, durata circa cinque ore, è stata condotta dopo che Aditya aveva manifestato gravi difficoltà respiratorie e dolori addominali intensi, spingendo la sua famiglia a cercare urgentemente assistenza medica.
Inizialmente, Aditya era stato ricoverato in due ospedali, dove, dopo un periodo di terapia, era stato dimesso. Tuttavia, continuava a lamentare disturbi e, successivamente, un’ecografia ha rivelato la presenza di circa 19 corpi estranei nel suo organismo. Questo ha portato alla decisione di procedere con un intervento chirurgico. Durante l’operazione, i medici si sono trovati di fronte a un numero molto maggiore di oggetti metallici di quanto avessero inizialmente previsto.
Nonostante gli sforzi congiunti del personale medico, Aditya non è riuscito a sopravvivere all’intervento. I dottori del Safdarjung Hospital di Delhi hanno sottolineato la necessità di ulteriori indagini sulla sua morte, sollevando interrogativi su come quegli oggetti siano finiti nello stomaco del giovane. Sorprendentemente, non sono stati trovati segni di lesioni nella bocca o nella gola, il che rende poco chiaro se i metalli fossero stati ingeriti intenzionalmente o accidentalmente.
La situazione ha lasciato perplessi sia la famiglia sia i medici, che non riescono a trovare una spiegazione logica per questo caso inspiegabile. La morte di Aditya Sharma ha quindi aperto una riflessione su tematiche delicate riguardanti la salute mentale degli adolescenti e la necessità di una maggiore attenzione in ambito sanitario e sociale per prevenire simili tragedie.
In sintesi, la storia di Aditya mette in luce non solo la gravità della sua condizione, ma anche la complessità e le possibili cause alla base della sua tragica scomparsa, un evento che rimarrà impresso nella memoria di chi lo ha conosciuto e nella comunità medica.
