È morto questa mattina Arcangelo Correra, un ragazzo di 18 anni, ferito a Napoli da colpi d’arma da fuoco. La vittima era ricoverata in pericolo di vita all’ospedale Vecchio Pellegrini. Correra era cugino di Luigi Caiafa, un giovane ucciso da un poliziotto durante una rapina nel 2020. L’incidente è avvenuto intorno alle 5 del mattino in via dei Tribunali, dove un uomo ha sparato un colpo alla testa di Correra prima di fuggire. Secondo alcuni testimoni, si ipotizza che la vittima e altri giovani stessero maneggiando una pistola per gioco quando è partito il colpo fatale.
Le indagini sono in corso e si stanno interrogando persone legate all’episodio. Tra i presenti al momento dello sparo c’era anche il fratello di Luigi Caiafa. La vittima aveva compiuto 18 anni il 25 ottobre. In risposta a questo ennesimo atto di violenza, circa 300 persone si sono riunite in piazza del Gesù a Napoli per una manifestazione contro la violenza, promossa da Libera Campania e dall’Arcidiocesi di Napoli. Durante la manifestazione, il presidente di Asso.gio.ca ha mostrato una pistola scacciacani che può essere facilmente modificata in arma letale.
Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha sottolineato la necessità di maggiori controlli e di un intervento educativo per i giovani coinvolti in attività illegali legate alla camorra. Manfredi ha riconosciuto che l’ambiente camorristico sta influenzando i giovani e che è fondamentale approfondire queste dinamiche. Arcangelo Correra, cugino di Luigi Caiafa, è tragicamente coinvolto in una serie di eventi violenti che affliggono la città.
Roberto Saviano ha commentato la situazione evidenziando il fallimento del “modello Caivano” e la crescente diffusione delle armi tra i giovani, sottolineando che i ragazzi coinvolti non sono “anime perse” ma desiderosi di ottenere rispettabilità e successo, anche attraverso attività criminali. Ha stigmatizzato come il legame con la camorra influisca sulle aspirazioni di questi giovani.
La conversazione sui social media è accesa, con critiche rivolte a Saviano da parte di alcuni gruppi politici, che accusano lo scrittore di contribuire alla glorificazione della criminalità. Questa situazione solleva interrogativi su come affrontare la violenza giovanile e la presenza delle armi a Napoli.