Alta tensione a Bologna si registra a pochi giorni dal voto regionale del 17-18 novembre, con un clima sempre più incandescente. I cortei contrapposti di sabato, tra antagonisti e anarchici da un lato e “Patrioti” dall’altro, hanno evidenziato un malcontento crescente. La manifestazione della rete dei patrioti, tra cui Casapound, era stata considerata una provocazione, suscitando reazioni anche da parte di ANPI, Cgil e Pd. Tuttavia, il verificarsi di scontri violenti, con aggressioni a passanti e attacchi contro la polizia, era impensabile. Gli scontri hanno generato caos, con feriti tra gli agenti e il lancio di bombe carta e fumogeni. Il premier Giorgia Meloni ha espresso dispiacere per il fatto che parte della sinistra tolleri tali violenze, augurandosi di vedere una condanna esplicita di questi episodi.
Oltre alla tensione sociale, si avverte l’incognita dell’alluvione, il cui effetto potrebbe influenzare il voto. Domenica e lunedì, 3.580.529 elettori delle province emiliane sono chiamati a votare, ma molti si sentono abbandonati dopo la recente tragedia. Il candidato della sinistra Michele de Pascale e il “campo largo” appaiono sotto pressione, mentre la eurodeputata Letizia Moratti sostiene apertamente la candidata del centrodestra Elena Ugolini, evidenziando il suo approccio all’efficienza.
Un ulteriore motivo di preoccupazione è l’affluenza alle urne, particolarmente sentita dalla sinistra. Secondo il sociologo Luca Ricolfi, i ceti popolari, tradizionalmente vicini alla sinistra, potrebbero orientarsi verso destra, a causa di una disconnessione tra le tematiche affrontate dalla sinistra e i reali bisogni dei cittadini. Questo cambiamento nell’elettorato potrebbe avere un impatto significativo alle prossime elezioni, riducendo l’affluenza rispetto al 67% della regione e al 71% di Bologna conquistato da Bonaccini cinque anni fa. Molteplici fattori contribuiranno a plasmare il risultato finale, rendendo l’effetto Bologna cruciale in queste elezioni.
