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giovedì, 14 Novembre, 2024
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Il buco dell’ozono sopra l’Antartide si sta ripristinando alle condizioni originarie

Quest’anno il buco dell’ozono sopra il Polo Sud copre quasi 20 milioni di chilometri quadrati, un’area tre volte quella degli Stati Uniti continentali. Il massimo è stato raggiunto il 28 settembre con 22,4 milioni di chilometri quadrati, un valore relativamente contenuto rispetto alle misurazioni storiche. La fascia di ozono è vitale per proteggere la Terra dai raggi ultravioletti (UV) nocivi. Una riduzione dell’ozono aumenta l’esposizione ai raggi UV, con conseguenze dirette sulla salute, come l’aumento dei tumori della pelle, il deterioramento delle colture agricole e degli ecosistemi. Il buco di quest’anno è il settimo più piccolo dal 1992, anno in cui è iniziato il recupero grazie al Protocollo di Montreal.

Il Protocollo di Montreal, firmato nel 1987, ha impegnato i Paesi a eliminare i composti chimici dannosi per l’ozono, come i clorofluorocarburi (CFC), utilizzati in frigoriferi e spray. La limitazione dei CFC ha portato a miglioramenti osservabili: secondo Paul Newman della NASA, il buco dell’ozono del 2024 è inferiore rispetto ai valori dei primi anni 2000, evidenziando progressi costanti negli ultimi due decenni. Tuttavia, la fascia di ozono deve ancora guarire completamente.

I CFC, utilizzati anche in schiume isolanti e sistemi antincendio, si accumulavano nella stratosfera, riducendo drasticamente lo strato di ozono entro gli anni ’80. Nonostante i risultati incoraggianti del 2024, Stephen Montzka della NOAA ha sottolineato che la guarigione non è ancora completa. I ricercatori utilizzano strumenti satellitari come Aura della NASA e NOAA-20 per monitorare continuamente le concentrazioni di ozono. Il 5 ottobre è stata registrata una concentrazione minima di 109 unità Dobson.

Se le attuali tendenze di recupero continueranno, gli scienziati prevedono che l’ozono potrebbe tornare a livelli normali entro il 2066. Questo rappresenterebbe una significativa vittoria per la cooperazione internazionale e l’innovazione scientifica, dimostrando l’efficacia di accordi globali per affrontare problemi ecologici. Il successo del Protocollo di Montreal sottolinea l’importanza di politiche condivise per proteggere la salute del pianeta e delle generazioni future.

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