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venerdì, 15 Novembre, 2024
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Morte dopo una rinoplastica: i dubbi da chiarire

L’ambulatorio medico di via Pavese, nel quartiere Eur di Roma, si presenta come uno studio comune ma nasconde pratiche estetiche innovative, presumibilmente apprese in Brasile da un medico e suo figlio. Attraverso video suggestivi e testimonianze positive, sono riusciti ad attrarre pazienti da tutta Italia, proponendo interventi estetici avanzati, promettendo risultati rapidi e poco invasivi.

Tra i pazienti c’era Agata Margaret Spada, una ragazza di 22 anni di Siracusa, che si era rivolta allo studio per una rinoplastica non chirurgica. Questo intervento ambulatoriale prevedeva iniezioni di filler per modificare temporaneamente la forma del naso, con un costo di 2.800 euro, presumibilmente pagati in contante. Dopo la tragedia, i Carabinieri del Nas non hanno trovato alcuna documentazione contabile né referti clinici a riguardo, sollevando interrogativi sulla trasparenza e le modalità operative dei medici.

Margaret era accompagnata dal fidanzato durante l’intervento. Il fidanzato, preoccupato, ha filmato la scena in cui si tentava di rianimare Margaret, che dopo l’iniezione ha manifestato tremori, nausea e capogiri. In seguito, è stata trasportata d’urgenza all’ospedale Sant’Eugenio, dove, dopo tre giorni di coma, è deceduta. Si sospetta uno shock anafilattico, ma saranno necessari ulteriori esami tossicologici per chiarire l’accaduto.

Un aspetto chiave dell’indagine riguarda il contenuto dell’iniezione somministrata a Margaret. Prima dell’intervento, la ragazza aveva inviato via WhatsApp un elettrocardiogramma e alcune analisi del sangue, ma non è chiaro se fosse a conoscenza di eventuali allergie al farmaco utilizzato o se fosse stata informata dei rischi. La documentazione per il consenso informato non è stata trovata, sollevando dubbi se la paziente fosse stata interrogata riguardo le proprie intolleranze.

Le indagini non si limitano alla procedura specifica, ma si estendono anche alle condizioni generali dello studio. L’avvocato della famiglia ha evidenziato che l’ambulatorio potrebbe non aver avuto le attrezzature necessarie per gestire situazioni di emergenza. Si sta verificando se lo studio operasse con le autorizzazioni richieste e le certificazioni necessarie per interventi estetici, anche più complessi della rinoplastica non chirurgica, dato che sul sito venivano pubblicizzati interventi invasivi come sicuri e assistiti da un team qualificato.

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