A partire dall’esercizio finanziario 2025, alle famiglie con un reddito ISEE non superiore a 40.000 euro sarà riconosciuto un voucher, utilizzabile esclusivamente presso scuole paritarie, fino a un massimo annuale di 1.500 euro per ogni studente iscritto a scuole paritarie di primaria, secondaria di primo grado o al primo biennio di scuola paritaria di secondo grado. Questo è previsto da un emendamento alla legge di bilancio presentato da Fratelli d’Italia, con primo firmatario Lorenzo Malagola. L’importo effettivo del voucher per ciascun studente sarà determinato in base a scaglioni inversamente proporzionali al reddito ISEE, all’interno di un finanziamento complessivo di 65 milioni di euro all’anno. Nel bilancio del Ministero dell’Istruzione e del Merito viene istituito un fondo dedicato, con disponibilità di 16,25 milioni di euro per il 2025 e 65 milioni per gli anni 2026 e 2027.
La proposta ha suscitato immediate reazioni dai sindacati. Gianna Fracassi, segretaria generale della FLC CGIL, ha dichiarato che mentre la legge di bilancio prevede tagli alla scuola pubblica, che lo Stato dovrebbe garantire a tutti, il Governo propone un bonus di 1.500 euro per frequentare scuole private. Questo, secondo Fracassi, evidenzia una contraddizione poiché non ci sono fondi per il rinnovo contrattuale degli insegnanti, si prevede un taglio di 8.000 posti tra personale docente e ATA, e non vengono assunti i precari su tutti i posti disponibili. Tuttavia, il Governo riesce a trovare risorse per il sistema dell’istruzione privata. Secondo Fracassi, queste scelte dimostrano un’azione consapevole contro la scuola pubblica e una violazione della Costituzione. Inoltre, ha esortato ad aderire alle iniziative di mobilitazione e allo sciopero generale previsto per il 29 novembre, sottolineando la necessità di una maggiore attenzione e fondi per l’istruzione pubblica. La questione del voucher per le scuole paritarie ha quindi sollevato un acceso dibattito sull’allocazione delle risorse nel settore dell’istruzione, evidenziando profonde divisioni tra il Governo e i sindacati in merito alle politiche educative.
