La Consulta ha recentemente bloccato la legge sull’autonomia, suscitando un intenso dibattito politico. Secondo il costituzionalista Michele Ainis, la legge è stata trasformata in uno “zombie”, rimasta formalmente viva ma priva della capacità di operare efficacemente. Ainis suggerisce che il Parlamento potrebbe dover correggere gli errori presenti o il referendum potrebbe portare alla sua completa abrogazione. Contrariamente, il rappresentante della Lega, Roberto Calderoli, afferma che la Corte ha stabilito la costituzionalità dell’Autonomia, definendola una “rivoluzione copernicana” per l’Italia.
La questione dei migranti è anche al centro delle polemiche, in particolare riguardo la decisione del governo di investire in un centro migranti in Albania. Romano Prodi critica questa scelta, chiedendosi perché un simile investimento non possa essere fatto in Italia, e attribuendo la decisione a motivazioni di propaganda politica.
Diverse voci politiche si sono espresse in merito alla situazione attuale. Davide Faraone di Italia Viva sostiene che il governo ha cercato di danneggiare il Sud con l’autonomia differenziata, ma che alla fine si è ritrovato in una situazione di svantaggio. Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle critica il governo, definendo i suoi membri “dilettanti” e affermando che la Consulta ha smantellato una legge mal concepita.
Il Primo Ministro Giorgia Meloni afferma l’intenzione di proseguire nella lotta all’immigrazione irregolare, sottolineando che questo sia un imperativo indipendente dall’opinione della sinistra. Antonio Tajani di Forza Italia denuncia l’uso del potere giudiziario da parte di alcuni magistrati per influenzare l’esecutivo e il legislativo, definendolo inaccettabile.
Infine, Ilaria Salis di Alleanza Verdi Sinistra critica la nomina di Raffaele Fitto come Commissario europeo, affermando che il vero interesse nazionale non è rappresentare semplicemente una figura italiana, ma piuttosto evitare che venga scelto qualcuno legato a una destra incompetente e amica delle élites economiche. Salis sostiene che l’uso del concetto di interesse nazionale come strumento di richiamo morale spesso nasconde un’ingiustizia nei confronti delle classi popolari.