La Corte Costituzionale ha dichiarato non fondata la questione di costituzionalità riguardante la Legge Calderoli sull’autonomia differenziata delle regioni ordinarie, ma ha ritenuto illegittime alcune specifiche disposizioni della legge. Secondo la Corte, non è possibile delegare alle regioni l’intera gestione di materie, ma solo leggi e funzioni specifiche. In questo contesto, la delega conferita al governo è giudicata priva di criteri direttivi adeguati, limitando il ruolo del Parlamento e richiedendo un atto legislativo per convalidare i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep).
La Corte ha anche bocciato la procedura della Legge di Bilancio 2023 che definiva i Lep basandosi sulla spesa storica degli enti locali, ricordando che il concorso al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica non può essere facoltativo. Dopo il pronunciamento, il Parlamento è ora sollecitato a rivedere la legge per colmare le lacune e garantirne la funzionalità. Le correzioni potrebbero avvenire tramite emendamenti o con un nuovo disegno di legge, ma i tempi sono incerti, essendo attualmente in discussione la manovra di bilancio da approvare entro fine anno.
Inoltre, il referendum popolare depositato dalle opposizioni con oltre un milione di firme potrebbe diventare obsoleto. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha affermato che il referendum non è più proponibile, mentre altri giuristi sostengono che potrebbe ancora essere valido poiché riguarda la cancellazione totale della legge. La decisione spetterà alla Corte di Cassazione e successivamente alla Corte Costituzionale per verificarne l’ammissibilità.
Nella maggioranza, il dibattito politico si intensifica. La Lega, principale partito sostenitore della riforma, ha espresso soddisfazione per l’assenza di una dichiarazione di incostituzionalità, ritenendo che le osservazioni tecniche possano essere facilmente superate. Al contrario, Forza Italia ha mostrato scetticismo, con dirigenti meridionali che hanno manifestato preoccupazioni. Anche in Fratelli d’Italia ci sono dubbi sulla riforma, e la premier Meloni potrebbe ritardare l’attuazione di provvedimenti relativi all’autonomia per Veneto e Lombardia, considerando lo scenario attuale.