Negli ultimi dieci anni, il numero di medici di medicina generale (MMG) in Italia è diminuito di oltre 6 mila unità, scendendo al di sotto dei 40 mila nel 2022, con previsioni di ulteriore peggioramento a causa dei pensionamenti. Un’analisi del Cnel evidenzia che i medici generici, specialisti e il personale infermieristico sono al di sotto della media europea, con una particolare penalizzazione della medicina territoriale, che durante la pandemia di Covid era stata indicata come settore da valorizzare. Il 77% dei medici generici ha più di 54 anni, il che contribuisce alla crisi di professionisti di base, in particolare nel Nord Italia, dove si registrano 59,9 MMG ogni 100.000 abitanti, contro 63,9 al Centro e 72 nel Mezzogiorno.
Il numero di assistiti per ogni MMG è aumentato significativamente: da 1.156 nel 2012 a 1.301 nel 2022. La percentuale di MMG con oltre 1.500 assistiti, limite massimo stabilito dalla normativa, è passata dal 27,3% al 47,7%, mostrando una grande disparità tra le diverse regioni, con il 71% in Lombardia e solo il 22,4% in Sicilia. Complessivamente, il numero di personale medico, sia generico che specialistico, raggiunge le 423,4 unità ogni 100.000 abitanti, posizionando l’Italia al quattordicesimo posto nell’Unione Europea. Sebbene tale dotazione sia superiore a quella della Francia (318,3), rimane comunque inferiore rispetto a Germania (453) e Spagna (448,7). Inoltre, la dotazione è più alta al Centro (477,5) e più bassa nel Nord-Ovest (398,1).
Anche la presenza di infermieri in Italia è relativamente bassa rispetto agli altri paesi europei, con 621,3 ogni 100.000 abitanti, rispetto a 633,9 in Spagna, 858,1 in Francia e 1.203,2 in Germania. Questi dati mettono in evidenza una crisi nel sistema sanitario italiano, con un numero insufficiente di professionisti nel settore che rischia di compromettere la qualità dell’assistenza sanitaria.