Uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Ottawa e del Bruyère Health Research Institute ha rivelato un legame preoccupante tra l’uso di allucinogeni e il rischio di sviluppare schizofrenia. Pubblicato sul Journal of American Medical Association Psychiatry, lo studio ha monitorato oltre 9,2 milioni di persone in Ontario, Canada, esaminando l’associazione tra l’assunzione di sostanze psichedeliche e l’insorgenza di schizofrenia. Gli allucinogeni, tra cui psilocibina, LSD, MDMA e DMT, stanno guadagnando popolarità sia in ambito ricreativo che terapeutico, ma i loro rischi per la salute non sono ancora ben compresi.
I risultati indicano che le persone che si recano al pronto soccorso per esperienze legate a questi sostanze mostrano un rischio 21 volte maggiore di sviluppare schizofrenia rispetto alla popolazione generale. Anche considerando l’abuso di altre sostanze e disturbi mentali preesistenti, il rischio di sviluppare schizofrenia resta circa 3,5 volte superiore. Daniel Myran, guida dello studio, ha sottolineato l’importanza dei risultati, che evidenziano il bisogno di attenzione medica per l’uso di allucinogeni e la necessità di ulteriori ricerche, dato l’entusiasmo crescente per le terapie basate su di essi.
Il team di ricerca ha analizzato i dati di persone di età compresa tra 14 e 65 anni residenti in Ontario dal 2008 al 2021, osservando l’andamento delle visite al pronto soccorso per uso di allucinogeni e il conseguente rischio di diagnosi di schizofrenia. È emerso che le visite di emergenza per uso di allucinogeni sono rimaste stabili fino al 2012, per poi aumentare dell’86% dal 2013 al 2021. Dopo tre anni da un episodio di emergenza, il 4% dei pazienti riceveva una diagnosi di schizofrenia, a fronte dello 0,15% nella popolazione generale. L’uso di allucinogeni presenta un incremento del rischio di schizofrenia rispetto all’uso di alcol e cannabis.
Sebbene i risultati siano significativi, non stabiliscono un rapporto causale diretto tra l’uso di allucinogeni e la schizofrenia, necessitando quindi di ulteriori ricerche. Marco Solmi ha avvertito sui potenziali rischi legati all’uso di queste sostanze al di fuori di contesti controllati, sottolineando l’importanza di identificare i pazienti a rischio per una gestione sicura.]