L’accordo tra i tre partiti – il Partito Popolare, il Partito Socialista e ReNew Europe – era stato formalizzato, evidenziando la volontà di collaborazione per il governo di Ursula von der Leyen. Tuttavia, durante l’audizione di Teresa Ribera, candidata socialista a vicepresidente, è emerso un nuovo stallo, che ha portato a una sospensione del voto su Raffaele Fitto. I popolari, guidati da Weber, hanno richiesto una garanzia giuridica da inserire nella lettera di incarico di Ribera, chiedendo una clausola che la obbligasse a dimettersi in caso di indagini giudiziarie. Questa richiesta ha suscitato una reazione da parte dei socialisti, portando al blocco del voto su Fitto.
Weber, presidente del gruppo dei popolari e detentore della maggioranza relativa in Europa, aveva precedentemente espresso sostegno sia per Fitto che per un ruolo di prestigio per l’Italia nella Commissione. Tale allungamento dei tempi potrebbe essere stato influenzato da tensioni preesistenti, con la necessità di trovare un compromesso finale. Nonostante ciò, alla fine è stato raggiunto un risultato politico, suscitando interesse e speculazioni sul futuro della Commissione e sulle relazioni tra i diversi partiti coinvolti.
Il contesto di questo stallo riflette la complessità della collaborazione tra le varie forze politiche e l’importanza di garantire stabilità e coerenza all’interno dell’amministrazione europea. Le dinamiche di potere tra i partiti possono influenzare notevolmente le decisioni e i procedimenti, evidenziando la necessità di dialogo e compromesso. In sintesi, sebbene l’intesa fosse stata raggiunta inizialmente, le divergenze su questioni critiche come la responsabilità legale dei rappresentanti politici possono complicare ulteriormente il processo decisionale nella Commissione. Il risultato finale, comunque, suggerisce che le parti sono riuscite a superare momentaneamente le loro differenze per continuare a lavorare insieme nell’interesse dell’Europa.