Sono passati 50 anni dalla scoperta di Lucy, l’antenata diretta del genere Homo, avvenuta in Etiopia il 24 novembre 1974. Identificata come Australopithecus afarensis e risalente a 3,18 milioni di anni fa, Lucy ha conferito un nuovo significato alle conoscenze sull’evoluzione umana. Secondo l’antropologo Jacopo Moggi Cecchi, professor all’Università di Firenze, la scoperta ha spostato indietro di un milione di anni la data di origine della famiglia umana e ha superato il limite temporale dei 3 milioni di anni.
Lucy si distinse per un eccellente stato di conservazione, con il 40% del suo scheletro rinvenuto. Nonostante il lungo tempo trascorso dalla scoperta, gli studi non si sono mai fermati e sono emerse nuove tecniche, come la microtomografia, che promettono di rivelare ulteriori informazioni. Nel corso degli anni, la posizione di Lucy nell’evoluzione umana è stata rivalutata, soprattutto con la scoperta di altre specie di ominidi che coesistevano in Africa nello stesso periodo. Oggi Australopithecus afarensis viene visto da molti come un antenato comune sia per il genere Homo che per Australopithecus.
Il soprannome etiope di Lucy, ‘Dinqinesh’, significa ‘sei meravigliosa’, e si riferisce anche alla sua capacità di camminare eretta, evidenziata dalla forma del suo bacino e delle sue ginocchia. Con un’altezza poco superiore a 1 metro e un peso di circa 30 chilogrammi, Lucy presentava caratteristiche che la rendevano simile a un bambino di 6-7 anni, sebbene avesse già denti del giudizio. Gli studi suggeriscono che le sue mani potessero manipolare strumenti, implicando che l’abilità di utilizzare strumenti fosse presente in esseri umani ancestrali ben prima dell’emergere di Homo.
Lucy è entrata nell’immaginario collettivo, complici anche eventi come la mostra itinerante che ha ospitato il suo scheletro negli Stati Uniti dal 2007 al 2013, prima di rientrare al Museo Nazionale di Addis Abeba. La grande attenzione mediatica alla scoperta, facilitata da Donald Johanson, ha aperto nuove strade nella comunicazione scientifica, rendendo tali scoperte accessibili al grande pubblico.