Il 31 agosto 2022, a Chieti, Giuseppe Conte, durante un comizio elettorale, difendeva con passione il principio del doppio mandato all’interno del Movimento 5 Stelle (M5S). Sottolineava che il servizio ai cittadini doveva essere svolto in modo responsabile e che le cariche elettive sarebbero dovute essere temporanee. Conte affermava che il M5S non dovesse diventare come le altre forze politiche, dominate da professionisti della politica che gestiscono il potere per fini personali. Per lui e per il Movimento, era fondamentale tutelare gli interessi dei cittadini piuttosto che quelli individuali dei rappresentanti.
Un aspetto centrale del suo discorso era la promessa di combattere affinché la regola del doppio mandato fosse adottata anche da altri partiti. Tuttavia, una volta concluso il comizio, il M5S, sotto la guida di Conte, ha deciso di abolire questa stessa regola. Questa mossa ha sollevato interrogativi sulla coerenza del leader pentastellato e sulla sua interpretazione della politica come servizio altruistico.
La decisione di eliminare il doppio mandato ha rappresentato una chiara contraddizione rispetto a quanto affermato in precedenza da Conte, violando il principio che lui stesso aveva difeso con fervore. Ciò ha portato a riflessioni sulla natura del M5S e sulla sua evoluzione. L’abolizione del doppio mandato sembra suggerire che, nonostante le promesse fatte, il M5S stia seguendo un cambiamento verso un modello politico più simile a quello delle tradizionali forze politiche italiane.
In conclusione, la situazione del M5S e le sue aspirazioni iniziali si trovano ora in una fase di riconsiderazione. Le ultime azioni di Conte sembrano indicare una metamorfosi del Movimento, distante dall’ideale di una politica dedicata esclusivamente al bene comune. La coerenza tra parole e azioni è dunque diventata un tema di discussione, mettendo in luce le complessità e le sfide della leadership politica contemporanea.
