A Turetta, accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, non interessa se riceverà l’ergastolo, afferma il suo avvocato Giovanni Caruso. Caruso e la collega Monica Cornaviera cercano di convincere la Corte d’Assise a non infliggere la pena massima a un giovane di ventidue anni. I legali tentano di smontare le tre aggravanti di crudeltà, premeditazione e atti persecutori, presentate dalla Procura. Caruso, nell’arringa, sottolinea l’importanza di una sentenza giusta secondo il principio della legalità piuttosto che una condanna emotiva.
Durante la sua difesa, Caruso menziona un manuale di Jacques Lacan e utilizza riferimenti a Freud, alla letteratura e al cinema per mantenere alta l’attenzione dei giudici. Sostiene che non ci sia premeditazione, evidenziando l’incapacità di Turetta di stabilire un obiettivo chiaro e permanente, descrivendolo come una persona insicura e non dotata di personalità. Caruso si chiede se la lista delle “cose da fare” prima del delitto fosse davvero un progetto lucido o solo frutto di impulsi violenti.
Il pubblico ministero sostiene che Turetta ha inflitto 75 coltellate a Giulia, sottolineando la brutalità del suo gesto. Tuttavia, Caruso argomenta che gli omicidi con più colpi non sono necessariamente crudeli, evidenziando la difficoltà di un non professionista nel colpire il bersaglio al primo tentativo. Riguardo allo stalking, il difensore mette in dubbio la tesi del pm, affermando che non ci sono evidenze di paura persistente nella vittima, che continuava a vedere Turetta e non aveva cambiato stile di vita.
Caruso critica il codice fascista, suggerendo che le tempeste emotive legate a relazioni sentimentali possano influenzare la responsabilità penale, e insiste sull’immaturità di Turetta, sottolineando che la piena maturazione cerebrale avviene solo a 25 anni. Chiedono che le aggravanti non vengano riconosciute e che le attenuanti siano prese in considerazione. Non affermano esplicitamente che Turetta meriti di evitare l’ergastolo, ma Caruso esprime la sua idea che tale pena sia inumana e degradante. La sentenza è attesa per il 3 dicembre.