Si prospetta una riforma significativa del finanziamento pubblico ai partiti politici in Italia, con un emendamento recentemente riformulato dal governo. Questa proposta prevede modifiche importanti, in particolare sulla percentuale di Irpef destinata ai partiti e sulla gestione della quota inoptata, ovvero quella non scelta dai contribuenti.
La prima modifica consiste nella riduzione della percentuale di finanziamento, che passa dal 2 per mille allo 0,2 per mille. Questo implica una diminuzione del contributo pubblico, ma introduce anche un aspetto innovativo: la quota inoptata, che attualmente rimane allo Stato, verrà redistribuita ai partiti. In sostanza, se i contribuenti non esprimono una scelta, la parte non scelta sarà suddivisa tra i partiti in proporzione alle scelte effettuate da altri cittadini. Questo meccanismo si ispira a quanto già avviene per l’8 per mille.
In aggiunta, l’emendamento prevede anche un notevole incremento del finanziamento complessivo destinato ai partiti, che passerà da 25,1 milioni di euro a 42,3 milioni di euro. Questo quasi raddoppio delle risorse disponibili rappresenta un significativo impegno dello Stato nel sostegno alle forze politiche attraverso il sistema fiscale.
La gestione dei fondi sarà regolata da un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, che stabilirà entro novanta giorni dalla promulgazione del decreto fiscale i criteri e le modalità per il riparto delle somme. Questo decreto, elaborato dal Ministro per le riforme istituzionali in collaborazione con il Ministero dell’Economia, dovrà garantire efficienza e rapidità nella distribuzione dei fondi, mantenendo al contempo la riservatezza delle scelte dei contribuenti e semplificando gli adempimenti amministrativi.
In origine, gli emendamenti proposti dal Partito Democratico (PD) e da Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) suggerivano un incremento di risorse, ma solo di 3 milioni per il 2024, mantenendo il limite attuale di 25,1 milioni. Con la riformulazione del governo, la somma complessiva è stata nettamente aumentata, e ora il testo della proposta dovrà passare all’approvazione del Senato prima di poter essere definitivamente votato.