Una carica di speranza e motivazione è arrivata oggi al Cancer Center di Humanitas grazie a Luciano Ligabue, che ha condiviso la sua storia con i giovani pazienti. L’evento è stato organizzato nell’ambito del progetto AYA (Adolescents and Young Adults), rivolto a pazienti oncologici tra i 16 e i 39 anni, attivo dal 2018. Il progetto offre supporto psicologico e attività formative, sportive e di gruppo per aiutare i giovani a reintegrarsi nella vita quotidiana, affrontando le sfide legate alla malattia sia in ospedale che nel contesto familiare e lavorativo.
Il team AYA, sostenuto dalla Fondazione Humanitas per la Ricerca e guidato dalla dott.ssa Alexia F. Bertuzzi, collabora con i medici del Cancer Center, diretto dal Prof. Armando Santoro, per migliorare diagnosi e terapia di tumori spesso più aggressivi in questa fascia d’età. Durante l’incontro, i ragazzi hanno potuto divertirsi e rilassarsi in compagnia di artisti che hanno visitato il centro, tra cui Amadeus, il fotografo Maki Galimberti e il food blogger Marco Bianchi.
L’ora trascorsa con Ligabue è stata ricca di domande e aneddoti, creando un momento di scambio significativo. Una giovane paziente, Elisabetta, ha raccontato con emozione di aver dovuto rinunciare a un concerto di Ligabue a Palermo a causa delle terapie, apprezzando profondamente il momento in Humanitas. Ligabue ha risposto con empatia, sottolineando il coraggio dei giovani nel combattere la loro battaglia e come la musica possa rappresentare una fonte di forza e conforto.
Ligabue ha condiviso il suo desiderio di trasmettere speranza attraverso la musica, avendo trovato anche lui conforto nella scrittura. Ha evidenziato l’importanza delle emozioni scambiate durante i concerti e l’onore di sapere che le sue canzoni possono avere un impatto positivo sulle vite degli altri.
Prima di concludere l’incontro, Ligabue ha salutato ciascuno dei ragazzi con affetto e una dedica, sottolineando il valore della lotta che portano avanti e ringraziandoli per avergli ricordato il significato della resilienza. I ragazzi, tornati in reparto o a casa, hanno portato con sé un messaggio di speranza e gratitudine, con la musica nel cuore.
