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Aviaria: Adolescente canadese in condizioni critiche, misteriosa l’origine dell’infezione

L’adolescente canadese colpito dall’influenza aviaria H5N1 rimane in condizioni critiche e ricoverato in terapia intensiva a Vancouver. Secondo Bonnie Henry, responsabile sanitario della British Columbia, il giovane riceve le migliori cure disponibili, ma resta “molto malato”. Non è ancora chiara l’origine del contagio, e le indagini condotte dalle autorità sanitarie sono state temporaneamente chiuse poiché non ci sono più indizi da seguire. Henry ha dichiarato che l’indagine ha analizzato i contatti dell’adolescente con persone e animali domestici, senza però trovare spiegazioni sul contagio. Anche campionamenti ambientali nella zona circostante alla sua abitazione non hanno rivelato la presenza del virus.

Tuttavia, l’indagine ha indicato che non ci sono state trasmissioni secondarie del virus dall’adolescente ad altri. Henry ha enfatizzato l’importanza di rimanere vigili e prevenire ulteriori contagio. Il giovane rimane in ospedale, assistito da un respiratore, anche se sembrerebbe aver mostrato alcuni segni di miglioramento. Inizialmente, si era presentato dal medico per una congiuntivite e il 8 novembre è stato ricoverato al BC Children’s Hospital. Il sequenziamento genetico del virus ha rivelato che appartiene al clade 2.3.4.4b e al genotipo D1.1, caratterizzato da una diversità rispetto al virus che ha colpito le mucche negli Stati Uniti.

La variante isolata è stata collegata a virus precedentemente identificati negli uccelli selvatici e non è strettamente correlata a quelli negli allevamenti avicoli. La somiglianza più vicina è stata trovata con virus recuperati da oche morte nella Fraser Valley. Henry ha ipotizzato l’esistenza di un intermediario nel contagio. Inoltre, le analisi hanno mostrato segni di mutazione del virus che potrebbero facilitare l’infezione tra gli esseri umani. Fortunatamente, il giovane non è più viremico, e quindi il virus mutato non è presente in lui.

Tutti i 50 contatti stretti dell’adolescente, inclusi operatori sanitari e familiari, hanno risultano negativi dopo il periodo di incubazione. Anche 25 animali testati per il virus non hanno mostrato risultati positivi, inclusi alcuni test approfonditi su un cane malato. Henry ha concluso affermando che rimane incerta la fonte del contagio, simile a un caso avvenuto in Missouri, dove una persona risultò positiva senza che l’infezione potesse essere tracciata.

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