È stato rilasciato Leonardo Bertulazzi, ex membro delle Brigate Rosse italiane, arrestato lo scorso agosto nel suo appartamento nel quartiere Monserrat di Buenos Aires. L’operazione è stata condotta dalla Divisione investigativa federale sui latitanti e fuggitivi, secondo quanto riportato da La Nacion citando fonti giudiziarie. La decisione è stata presa dalla Sezione II della Camera federale di cassazione penale, che ha accolto l’intervento della difesa di Bertulazzi. La più alta corte penale del Paese, con la firma dei giudici Alejandro Slokar e Angela Ledesma, ha espresso il proprio parere, mentre il giudice Guillermo Yacobucci ha dissociato dalla decisione.
Il giudice Slokar ha evidenziato le radici di Bertulazzi in Argentina, sottolineando che vive con la moglie da vent’anni nella stessa casa, di cui è proprietario. Inoltre, ha ricordato che nel 2004 Bertulazzi aveva ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato. In Italia, Bertulazzi è stato condannato a una pena detentiva di 27 anni per vari atti terroristici commessi negli anni ’70 e ’80. La sua liberazione rappresenta un punto critico nel lungo percorso giuridico che lo ha coinvolto e che continua a sollevare dibattiti sia in Argentina sia in Italia riguardo alla giustizia e alla gestione dei rifugiati con un passato criminale. La decisione della corte, accettando il ricorso, mette in evidenza le questioni legali e politiche legate alla protezione dei diritti umani, anche per chi ha legami con attività terroristiche.
Bertulazzi si è stabilito in Argentina dopo aver lasciato l’Italia, dove è stato perseguito per le sue azioni durante il periodo delle Brigate Rosse. La sua situazione ha attirato l’attenzione mediatica e ha riacceso il dibattito sulle conseguenze delle scelte politiche e legali riguardanti rifugiati e la loro integrazione nel nuovo Paese. Il rilascio di Bertulazzi potrebbe dar luogo a ulteriori sviluppi legali e a discussioni sulle politiche di asilo e sui diritti dei rifugiati. Questo caso continuerà a essere monitorato da avvocati e attivisti sia in Argentina sia in Italia, per comprenderne le implicazioni e le sanzioni future.