L’Australia ha introdotto una delle leggi più severe al mondo riguardo all’accesso dei minori ai social media, vietando l’uso di piattaforme come Facebook, Instagram e TikTok ai giovani sotto i 16 anni a partire dal 2025. Questa decisione, approvata dopo un ampio dibattito, prevede sanzioni significative per le aziende che non rispetteranno il divieto, con multe che possono arrivare a 49,5 milioni di dollari australiani. Tale normativa stabilisce un modello per altri Paesi che stanno considerando misure analoghe. Mentre nazioni come la Francia e alcuni Stati americani hanno già imposto restrizioni con il consenso dei genitori, il divieto australiano è categorico.
Il provvedimento si inserisce in un clima di crescente preoccupazione per gli effetti dei social media sulla salute mentale dei giovani, con studi che mettono in relazione l’uso delle piattaforme a problemi come ansia e depressione. Una campagna mediatica, sostenuta dal gruppo editoriale News Corp, ha alimentato il supporto popolare, confermando il 77% degli australiani a favore del divieto. Tuttavia, la legge ha suscitato critiche da parte di gruppi per i diritti dei bambini e della privacy, che avvertono del rischio di isolamento per i giovani vulnerabili, come quelli della comunità LGBTQIA e gli adolescenti migranti. Anche la Commissione australiana per i diritti umani ha sollevato dubbi, sostenendo che la norma potrebbe limitare i diritti fondamentali dei minori.
Il processo di approvazione della legge ha sollevato polemiche, con rappresentanti di Meta e TikTok che hanno criticato il governo per l’accelerazione della legislazione senza considerare alternative. Sunita Bose, del Digital Industry Group, ha messo in discussione la mancanza di linee guida sulla verifica dell’età. Inoltre, il divieto potrebbe complicare le relazioni tra Australia e Stati Uniti, con preoccupazioni espresse da esponenti americani come Elon Musk.
Le opinioni in Australia sono fortemente divise. Molti genitori vedono il divieto come una protezione necessaria per i giovani, mentre altri temono conseguenze indesiderate. La senatrice Sarah Hanson-Young ha criticato la legge come un’imposizione dei “boomer” sui giovani, mentre adolescenti come Enie Lam esprimono frustrazione, avvertendo che le restrizioni potrebbero portare a un uso maggiore di piattaforme meno sicure e a comportamenti rischiosi.